P.s. Cara Sciura e cara Simo non provate, non azzardatevi nemmeno a usare i commenti di questo post per i vostri salutini d’oltreoceano perché altrimenti vi invio un virus
il luca
Il Ruolo del Mare
Proprio mentre con il Presidente ed un ostinatissimo Egofix ci barcamenavamo tra le secche ambigue e prossime alla riva, pronti a essere frullati nell’abbondante schiumone di risacca, in un momento di nuvole gonfie e minacciose, proprio mentre La Signora iniziava la sua venticinquesima pennichella consecutiva, Giulia si addentrava nell’impegnata lettura dell’oroscopo su Io Donna e l’Elegante si aggirava per la spiaggia cercando un compagno per giocare a pallavolo, proprio mentre tutto questo accadeva, in un pomeriggio di fine aprile, su una sconsolata spiaggia toscana, si consumava il trauma di un uomo alle prese con la sua contorta mente: Lo Ignorante.
Capitolo Primo: Lo Ignorante e gli Sport:
Sebbene il fisico non sia del tutto lasciato a se stesso e a livello di panza sia inferiore al sottoscritto e a molti suoi coetanei, Lo Ignorante per sua natura è assolutamente impedito in una gran varietà di discipline sportive. E il lettore non si fermi credendo nella pigrizia e nel moscio fisico: esso infatti è impedito anche nella comprensione basilare delle regole che strutturano qualsiasi disciplina sportiva. Al giuoco del frisbee, basato sul lancio di un piatto rotondo verso il compagno, Lo Ignorante lanciava il suddetto verso amici immaginari e destinazioni improbabili. Nello sport da scivolamento su onda, al secolo surf, esso si è reso protagonista involontario di un documentario sui movimenti delle otarie incinte. Con la stessa grazia del mammifero artico solcava il mare per essere frullato pochi secondi dopo insieme a ciotoli e rami. Nel gioco della pallavolo, basato sull’utilizzo delle mani ( con pollice opponibile), esso utilizzava improbabili parti del suo corpo come: le pelvi, i talloni, l’avambraccio e il dorso. Studiare da vicino i suoi comportamenti è fondamentale per l’antropologia urbana e per il miglioramento della nostra stessa esistenza.
Capitolo Secondo: L’importanza dell’areazione di locali chiusi
Argomento di questo saggio è la tesi sviluppata dal sottoscritto sulla produzione di odore malsano in ambienti chiusi durante la notte. Il caso che ho studiato in questi giorni è L’Elegante. Nello specifico: la camera dell’Elegante, ribattezzata Grotta Carsica. Come la maggior parte dei super eroi, anche l’Elegante è in grado di manifestare i suoi poteri nel momento del bisogno. In circa sei ore, un qualsivoglia locale abitato dall’Elegante durante il sonno, si trasforma in un microclima ideale per la conservazione del salame e di altri affettati. L’odore tipico che coglie il visitatore è quello acre della campagna umbra. Forti aromi di bosco, un retrogusto fruttato e un permanente sentore di rhum, per arricchire l’insaccato di maiale.
Chiusura, o meglio Postilla:
Non si voglia qui citare i pigiami della Signora ( un sincero omaggio alla miglior tradizione dei villaggi turistici) e nemmeno la caparbia aspirazione di Egofix, che è in grado di remare qualsiasi onda, anche quelle provocate dallo sbattere di mani a riva. Ma una citazione di merito va a Franz, che non sono io, proprietario di questo posto e promotore della cultura surfistica da vent’anni: forse l’anello mancante tra il gorilla e il surfista è proprio lui.
Presto su queste frequenze un articolo dell’Elegante ( e ho detto tutto)
E se fossimo normali davvero!?!
Abbiamo sempre bisogno di capire le cose. E’ naturale. Sta nella normale logica delle cose.
Per capire l’importanza dell’amore profondo fino in fondo nella sua essenza, però, spesso, bisogna non essere innamorati, come si dice…senza l’amore si impara ad apprezzare l’amore.
Per valorizzare la vita nella sua interezza chissà perché bisogna prima vivere un importante lutto prima.
Sapere cosa si vuol fare da grandi, imparare a conoscere la propria strada, imboccarla…è preceduto dalla consapevolezza di ciò che non vogliamo essere, di ciò che non vogliamo diventare. Ma solo così si riescono a stimare davvero le cose?
Apprezzare le amicizie passa prima dal significato dello stare da soli.
E perché? Perché funziona così. E chi lo sa? E togliendo coloro che lo sanno (o pensano di saperlo), perché altri non lo sanno??
Avere il valore, la misura, il senso delle cose passa sempre prima dal "non-qualcosa". Per avere qualcosa dobbiamo prima sapere come ci si sta senza, come ci si sente senza. Stiamo vivendo nella società dell’abbondanza dove però l’unica nostra unità di misura per capire le cose è la privazione, il “non” delle cose! Ma cazzo!
Si dice che la meta del successo passa dalla strada tortuosa e impervia degli errori.
“So di non sapere” (Platone); “Possiedo il nulla” (Copernico); “Conoscere l’ignoranza e ignorare la conoscenza” (non me lo ricordo); “La vita non é altro che un brutto quarto d’ora, composto da momenti squisiti” (Wilde); “Il sogno è l’infinita ombra del vero” (Pascoli); “Vedi le cose e dici: «Perché?», Ma sogno cose che non sono mai esistite e dico: «Perché no?»” (Lichtenberg).
Che significato date a queste celebri frasi? Hanno tutti un minimo comun denominatore…che nulla è definitivo. Le cose cambiano. In bene? In male?, dettagli. Però cambiano. Le amicizie cambiano, si può essere amici per tutta la vita ma, guarda caso per un problema o per un altro, l’amicizia cambia, i valori che la caratterizza cambiano, è inevitabile, si deve rinnovare, deve crescere, svilupparsi così come crescono e si sviluppano le persone. Gli amori cambiano. Perché finiscono? Perché ne iniziano di nuovi? Dettagli. Però cambiano. Gli amori cambiano perché cambia la capacità di amare…ma questa non è una gran novità. È piuttosto ovvio. D’accordo sì è ovvio, ma sono le ovvietà che ci danno sicurezze, che ci danno certezze.
“lui/lei non mi ha voluto, mi ha lasciata/o”…bhè allora vuol dire che non mi meritava….è ovvio, scontato, ma dà sicurezza.
“non mi hanno preso per quel posto di lavoro”…cazzi loro non sanno cosa si perdono…ovvio, prevedibile, ma rassicura.
Siamo circondati da frasi fatte…le snobbiamo ma guarda caso non possiamo farne a meno. Ci qualificano, è come se ci dessero dei punti di riferimento grazie ai quali riusciamo a misurare il significato delle cose, degli eventi.
La mia frase preferita? Senza dubbio “…è strano perché tu non sei come gli altri, sei speciale” mi piace perché quando la dicono (quelle rarissime volte….2, e una non vale perchè detta da un familiare) per un attimo, per solo un secondo dopo averla sentita…ci credo davvero!
E la vostra? Il bradipo ascolta
âGrazieâ E.D. che lavori per G. ma che non capisci un C.
Premesso che non ho intenzione di far spendere altro tempo sia a voi che a me su quello che sto per raccontare. Premesso che avrei forse cose più interessanti (forse!) da scrivere che di una fotografia microscopica (tral’altro oreeenda) e sei righe sei di una…chiamiamola intervista anche se intervista non è. Premesso che questo lo faccio più per evitare sbagliate interpretazioni che altro. Premesso che esistono parecchi giornali di moda e di attualità e molti altri che dicono di trattare questi argomenti ma che in realtà non vale la pena neanche di leggere in momenti in cui la privacy è fondamentale quando natura chiama. Premesso che qui si apre e qui si chiude. Premesso che mi tocca parlare di una cazzata per chiarire forse più a me che a voi. Premesso tutto questo…comincio.
Verso l’inizio di gennaio, se ricordo bene, una mia amica che lavora per una rivista che inizia per G e finisce per lamour mi dice che una sua collega vuole fare un articolo sul movimento dei blogger e che ha pensato di darle il mio numero di telefono visto che sa che al volte mi diverto a scrivere su questo spazio. Neanche dopo una settimana E.D. mi chiama mentre ero in ufficio, si presenta e mi spiega in due parole perché mi ha cercato, di cosa si tratta e cosa vuole da me. Le rispondo che sono solo un invitato, diciamo un osservatore esterno di questo movimento, che ho la possibilità sì di scrivere su un blog ma che, sia chiaro, il blog non è mio, non l’ho né pensato né ideato né costruito, ma che le darei molto volentieri il numero del “Titolare”. Di tutto punto E.D. mi risponde che non sarebbe male ma non ha molto tempo e che vuole farmi solo un paio di domande sull’idea di blog e parlare di ciò che tratta in particolare questo che state leggendo e che ci fa così divertire mentre siamo tutti in pausa tra un lavoro palloso e una riunione in ufficio. Alla fine penso che possa essere una cosa buona per il blog, sì insomma come si dice, qualsiasi pubblicità è buona pubblicità. Appena dopo la telefonata chiamo il Titolare per raccontargli tutto e chiedergli cosa ne pensa e gli chiedo se ha qualcosa in contrario per fare questa benedetta “intervista” (Fra, visto che sei al corrente su tutto, correggimi se ricordo male o ometto qualcosa). Il giorno prefissato mi vedo con E.D., anche se E.D. arriva in ritardo, anche, se forse, E.D. non pensa che la gente lavora e non aspetta che lei deve fare due domande due. Al suo fianco una ragazza con una macchia fotografica pronta ad immortalare il mio bel faccione senza giacca e senza cravatta a metà gennaio!!!!!!!! Subito dopo il mio “book fotografico” parlo con E.D. che esordisce chiedendomi semplicemente di parlare del blog.
Ora…ci sono cose che devi fare ma soprattutto che sai che devi dire solo perché le vuoi fare, solo perchè hai voglia di dirle, quindi la prima cosa, e non la seconda o la terza o magari mentre la professionista E.D. sta andando via, ma la prima cosa che a E.D. dico è che ho la possibilità di scrivere su un blog perché Francesco C. (e non Carlo, Piero o Federica) ma perché Francesco C. mi ha invitato a farlo sul suo. E che se vuole scrivere le cazzate che le racconto deve prima scrivere questo. E.D. annuiva col capo continuando a fare “sì, d’accordo, non c’è problema, ma certo, figurati, sicuramente, assolutamente e chi più ne ha più ne metta”. Da qui in poi allora comincio a rispondere alle sue domande ovvie dando risposte altrettanto ovvie.
Durata del tempo perso 30-40 minuti, freddo preso molto, ma con l’idea che sul suo block notes E.D. avesse preso fedelmente i giusti appunti e le corrette informazioni. Ci salutiamo e lei andandosene mi assicura che mi avviserà per tempo del numero in cui uscirà “l’intervista”. Chiamo anche quel giorno il Titolare e gli racconto come è andata.
Risultato: ho saputo dell’uscita del mio incontro dagli ultimi vostri commenti del post precedente (e qui vi rimando ai commenti di questo post), e dalla Sciura.
Di tutto il resto è inutile raccontare e spiegare perché non ho intenzione di dargli quell’importanza che non ha!!!!!
Lettera alla Sciura
Cara Ira,A Momenti mi ammazzo
Momento I: ore 7.45 Poco sveglio e con i riflessi propri di un bradipo mi fermo per un caffè+pieno+giornale a Desenzano. La macchina del caffè è rotta. Il Corriere è finito, è il primo giorno del mese, quindi mi è scaduta la carta carburante, ma la solerte cassiera sorridendo con un rimarcato accento bresciano mi dice felice che con una piccola aggiunta posso avere un DVD di Lino Banfi. Risalgo in macchina imbronciato come un bambino di 4 anni e riprendo le danze.
Momento II ( a volte ritornano): sulla tratta finale della tangenziale di Mestre trovo il primo tratto di strada libero dopo quattro ore di code a singhiozzo. Spingo sull’acceleratore, alzo il volume dell’autoradio e mi godo i Pearl Jam a tutto volume e a 170 KMH proprio mentre una pattuglia fotografa la mia beata espressione.
Momento III: ricevo la prima busta paga del 2006, con il promesso aumento di 100 euro lordi. Spulciando tra le righe trovo la conferma dell’aumento. Proprio la riga sotto, senza nemmeno andare lontano, trovo una detrazione di 149 euro. Ripenso alla felice frase "si stava meglio quando si stava peggio". La sensazione di essere più ricco di prima si accompagna alla sensazione di essere più povero, in un cocktail stupendo. Su suggerimento dell’Elegante presto scriveremo un pezzo a quattro mani sull’importanza del lavoro come missione di vita. Con una breve postilla su come tirare la fine del mese.
Momento IV: cerco un notaio per la casa. Spargendo la voce arrivo a sapere che tutti quelli che conosco hanno un amico notaio. Nessuno sa però dirmi costi e condizioni. Google, il più potente motore di ricerca per il porno, mi guida in un dedalo di siti di notai calabresi, pugliesi e siciliani. Il mio percorso si ferma su un sito dove comprendo il reale importo della possibile fattura di un notaio. Decido tomo tomo cacio cacio di farne a meno.
Momento V: prontamente mi chiama l’amico di amici che mi ha proposto un mutuo. Domande semplici tipo: "Allora?" "hai deciso?" " che si fa?" mi riportano alla dura realtà dei fatti. Glisso le pressioni e riscrivo su un foglietto tutti i numerini. Per avere chiara la spesa. Allora: 100 più 140 però meno 20 che se riusciamo a risparmiare diventa 210 senza le tasse, con 30 di lavori, meno 12 che si tolgono, contro i 092819 iniziali se avessimo tolto i 320192 totali dalla cifra. Appoggio la penna, piego con precisione il foglietto e ne faccio uno splendido caccia, con tanto di alettone. Lancio l’aereo-mutuo verso il muro. Vola poco, appensantito dalle cifre.
Momento VI: sulla strada del ritorno, chiuso in un ingorgo, poco prima di accendermi la terza sigaretta, ripasso mentalmente la bilancia tra entrate e uscite, rinfrescata dal consistente aumento di stipendio. Alla luce dei fatti, avrei avuto bisogno di 150 euro netti in più. E ne ho ricevuti 50 in meno, per un totale di -200. Di conseguenza, proprio sotto il semaforo di casa arrivo alla soluzione: posso comprare metà casa, e arredarne metà. Inoltre, con i soldi che avanzano, posso anche permettermi il lusso di pagare un quarto di dentista ( anestesia più otturazione, senza chiusura) oppure un terzo delle ferie ( ferie in sardegna= posso andare in autostrada fino a Tortona e tornare). Felice di aver trovato una soluzione mi compiaccio e penso che tante volte l’ignoranza è la salvezza definitiva. E vorrei avere quel sorriso beato e tranquillo che avevo a undici anni, quando ero all’oscuro di tutto…. ( sopra una diapositiva della beatitudine dell’ignoranza).
Maledetto destino
Ok ok rieccomi. Questa volta non per scrivere papponi quasi-incomprensibili e allucinati, no no no.
Non scrivo sulla filosofia quantistica trascendentale del concetto esistenziale, assolutamente no signori miei!
Questa volta faccio una considerazione semplice e diretta, modesta e concreta, libera e felice (come uno slogan d’altri tempi…e che tempi!) e per fare ciò richiamo l’attenzione di tutti: da l’Elegante a laSciura, da elPresidente a ilTitolare (dolce nick coniato ora per soprannominare anche quello stordito di Franz visto che era l’unico a non averne ancora uno. Per diana!) fino a tutti i lettori fedeli o occasionali di questo blog.
Qui leggiamo brani in inglese su gente che parte, leggiamo di amici che finalmente trovano casa e non saranno costretti a far crescere i loro figli sotto il ponte della Ghisolfa, sulla circonvallazione, ma nessuno si rende conto del vero punto che bisogna trattare, il nesso centrale di tutta la nostra (ma soprattutto vostra) semplice vita… “perché sono così affascinante?” Sono amato dalle donne e invidiato dagli uomini. Voglio che mi spieghiate perché attiro così tanto la gente che mi sta intorno. Un giorno spiegherò all’Ambasciatore come si fa ad essere un leader ma credimi caro non è semplice! D’accordo Cristian è fisicamente aitante, un adone ma poi? Cosa mi rappresenta? Volete mettere? Spiegatemi, cari miei, se preferite una scacchiera addominale o un contorto postulato su come ho cucinato la pasta al pesto? E il nostro Titolare? Un triste omino che, se non era per laSciura, era ancora lì a trattare sul prezzo per “chiacchierare” con una nigeriana! Oppure il simpatico Monazzo (l’abito non fa il mona è geniale Cri!) un incrocio tra Neo, Renegade e Don Lurio (per le conoscenze sul ballo visto che l’idea di andare allo Zythum fu sua) che non si presenta mai senza i suoi compari Rosco P. Coltrain e puffo vanitoso, accompagnato sempre da Riccioli d’Oro. Chiaramente non tocco neanche il discorso sull’Elegante…ahhh l’Elegante…che se non era davvero per il suo alito non mi accorgevo nemmeno che c’era l’altra sera.
Mi spiace, lo so lo so, dopo aver letto tutto ciò mi odierete ma non so che dirvi, mi spiace ma è la cruda realtà, il destino è cinico e beffardo ma non vi preoccupate, ricordate sempre di vedere il lato positivo delle cose, avete comunque la fortuna di conoscermi e già questo vi dovrebbe far sentire meglio.
Ora, a questo punto, dopo aver chiarito alcuni concetti, dovrei dedicarmi a me medesimo, scrivere un manifesto di magnificenza sulle mie capacità e le mie doti, dovrei inserire un trionfo di qualità e pregi un po’ a 360°… ma oggi mi sento buono, non voglio infierire su una situazione già tragica (per voi), avrei da scrivere temi sulle miei competenze e conoscenze da far impallidire qualsiasi intellettuale da salotto ma basta così ho finito, non vi preoccupate ho finito davvero.
Ora posso solo andare avanti e accettare di percorrere la strada lunga e illuminata che il fato ha deciso di costruirmi tutta intorno a me (un po’ come Megan).
Tutto questo non l’ho scritto perché nel post precedente non ho preso neanche un voto, no no!
Auguro a tutti i miei sottoposti la solita umile e grigia giornata.
Il vostro ignorante …ma non per questo ignorato ma, anzi, invidiato (cazziato 2 volte)
Seconda stella a destra…
Signori…buongiorno. Buongiorno e buon anno! Esatto sì buon 2006. Tornati tutti alle vostre postazioni di lavoro (o di studio)? Spero proprio di sì, non voglio essere l’unico. Di solito si dice anno nuovo vita nuova…chissà poi perchè…comunque l’anno nuovo è nuovo ma la vita….già la vita? Per rinnovarla occorre cambiarla, d’accordo ma come? Come si cambia la vita? Questo per la gente del bradipo è periodo di partenze (bella Simo che te ne vai in Australia) e di arrivi (questa settimana arriva la Pia – per chi non la conoscesse è un’amica della Fede – che vive ormai da tempo a Los Angeles). Loro la vita l’hanno cambiata…o meglio…loro le hanno dato una bella scrollata…coraggiose e incoscienti…incoscienti e fortunate…fortunate e curiose. Secondo me tutto questo ci vuole per decidere di dare una svolta alla routine (se mi concedete di chiamarla così). Attenzione però, non fraintendetemi per favore, cambiare rotta non vuol dire, chiaramente, fare la valigia, vuol dire di più…vuol dire chiedersi quanto veramente ci bastiamo…quanto realmente ci accontentiamo…e non di quello che abbiamo….no signori…ma di quello che siamo…e di come lo siamo!!! Non temete (per chi nel caso qualcuno lo pensasse) non ho fumato niente questa volta, sono tremendamente sobrio (magari forse è anche peggio), ma sto pensando, sono qui in camera, sto ascoltando Glycerine dei Bush per la cronaca e sto facendo il punto della situazione. Normalmente si dovrebbe fare alla fine dell’anno e intanto si preparano i propositi per quello che arriva…bè insomma…come sempre arrivo sempre un po’ più tardi degli altri. La faccio breve per non annoiarvi, il punto è…la domanda è: "che pezzo ci manca ? Voglio dire…cosa vogliamo, di cosa abbiamo bisogno che una carta di credito non riesce a soddisfare?"
Forse molti di noi non lo sanno, io stesso, lo ammetto, non lo so! Evidentemente chi come me non lo sa, è perchè, probabilmente, non sa da che parte cercare, non sa da che parte guardare…intanto aspetto…mi fermo e osservo fuori…e ammiro chi una direzione la sta prendendo! Un consiglio…per chi ha voglia e per chi crede di stare guardando dalla parte giusta faccia sapere agli altri cosa vuole per sentirsi completo…cosa dovrebbe cambiare della propria vita per prendere la via giusta!! Ma forse una cosa ancora più bella è dircelo l’un l’altro, consigliare (confidare?) ad un altro cosa dovrebbe cambiare e come per aggiungere quel pezzo mancante. Buon viaggio e buona ricerca a tutti.
Smoking Freedom
Benvenuto duemilasei. Gli anni pari, non so spiegare con precisione perchè, sono i miei anni migliori. Quindi benvenuto. Per motivi tecnici di cui non so spiegare la concatenazione, il computer è andato in tilt. Ed è in momenti come questi che ringrazi il fato. Casualmente l’Ispettore Monazzo è giusto giusto un affermato tecnico. Grazie a due ore passate sotto la scrivania a svitare e riavvitare, la carcassa ha ripreso vita e sbuffando come una locomotiva si è rimessa in marcia ripristinando le mie connessioni con il mondo. Questo non giustificherà mai i giorni di ritardo con cui riporto la cronaca del nostro capodanno… ma non so quanto questo possa essere un problema. Come la foto inserita nell’album testimonia, la formazione presentata per il 31 notte era di tutto rispetto: L’Elegante, L’Ignorante, Il Presidente. A seguire il terzetto io e la Signora. Destinazione: rifugio montano della Fede, dove troviamo una calorosa accoglienza e dieci bottiglie di vino ad attenderci. Ma chi credeva di sollazzarsi con l’alcool ha fatto i conti senza l’oste, o meglio senza l’Ambasciatore, che si è scolato quattro bottiglie di vino prima di sedersi a tavola. La serata scorre tra brindisi, razzi sparati verso le finestre di casa, bombette lanciate sui piedi dei vicini e come gran finale: la festa al Grizzly. Ma come? non sapete cosa sia il Grizzly? Appena dopo l’hollywood di Milano e il Billionaire di Porto Rotondo c’è il Grizzly di Ponte di Legno, dove riusciamo ad entrare grazie ai magheggi di una strafatta Fede. Qui il terzetto Elegante Ignorante Presidente riesce a sperimentare diverse tecniche di abbordaggio verso le simpatiche brescianotte diciottenni, mentre io mi dedico al finto sbocco, una esilarante gag fattibile solo lontano dagli occhi della Signora. Anche quest’anno è passato, verrebbe da dire mentre si torna mestamente a Milano in sole 5 ore e mezza di coda. Un fenomeno collaterale che terrò sotto osservazione è la strana convergenza tra l’Elegante e il Presidente, affiatatissima coppia di sportivi (sport da tavolo) e vitelloni. E come la regola conferma, fortunati al giuoco, sfortunati all’amore. I due stravincono a scopone scientifico e a calciobalilla, e ho detto tutto. Lo Ignorante, sentitosi poco curato dal Presidente, recrimina il suo diritto di essere spalla del Presidente ( ricordiamo diverse operazioni di broccolo internazionale che i due hanno condotto insieme), e si inserisce creando un pericoloso terzetto.
Mi rimane solo da aggiungere una lapidaria spiegazione alla foto di questo post. Di ritorno da Palermo, accuso tutti i sintomi che si impadroniscono del mio corpo al ritorno da un qualsiasi viaggio. Ogni volta che parto fatico a tornare. Quasi come fosse necessario partire, ma fosse discutibile tornare. Qualcosa che va oltre la semplice fuga. Di tutte le foto scattate a Palermo ho scelto la più semplice per descrivere almeno il cielo sopra la città. Porterò parecchi ricordi, sulla gente, sulle strade, sui posti, sui profumi e sui piatti. Alcuni più forti, altri che svaniranno nel giro di un paio di viaggi. Per questo ho fretta di raccontarli, quasi come fosse l’unico modo per ricordarli. Palermo e il mare, prima di tutto.

