Le luci calano, in sala scende il silenzio, partono le reclame. Quanta poesia. Inizia il rapporto più difficile della mia vita, quello con il cinema. Una storia lunga una ventina d’anni, fatta di bassi e bassi. Mai un momento topico, mai una felice sensazione. Sprofondo nella poltrona, accerchiato dalla mia ignoranza devastante, pervaso dai sensi di colpa e invidioso di colleghi, amici, familiari che commentano pellicole e corti durante cene, aperitivi e serate. Si vede la mano di quel regista, ottime le inquadrature, decisamente sorprendente la colonna sonora, impressionante la fotografia. Io annuisco, cercando la bottiglia di rhum più vicina. Mai nessuno che si limita a commentare la storia, mettendosi al mio livello: bella storia, ottima trama, divertente finale. Io ai titoli di coda, se il film è bello, penso sempre a quello che ha scritto la storia. Niente di più. Non mi accorgo di una fotografia sopraffina, di una regia rivoluzionaria, di un sorprendente stacco panoramico. Alle medie, nel turbinio di foruncoli, primi allungamenti di basette, imbarazzanti Reebok Pump bianche su jeans stretto del mercato, ho impegnato tutta la mia paghetta settimanale per uno spettacolo pomeridiano in Duomo. Obbiettivo finale il consumo totale della trachea della allora fidanzata, con la quale condividevo un rapporto profondo e maturo da più di tre giorni, con due incontri davanti a un Mac Donald e tre tentativi di approccio sfumati per timidezza. Dopo essermi lavato i denti sette volte, impregnato di deodorante come un Arbre Magique, censito la popolazione di foruncoli, ho preso il coraggio a due mani e mi sono incamminato verso la vera svolta della mia vita. Ah, l’amore. Peccato che il film fosse Philadelphia. Per chi non lo ricorda, un superbo Tom Hanks che muore alla fine del film di aids, senza tralasciare di rovinare tutti i rapporti umani che aveva. Mezza sala piangeva, l’altra metà era nello stato psicofisico che solo un film triste può creare. Per anni evitai quei luoghi tenebrosi che mi allontanarono da una sicura limonata, creando un primo substrato di ipocondria. Fu la scoperta di Blockbuster, e dell’intimità del mio soggiorno a farmi lentamente recuperare. Un giorno di luglio di qualche anno fa, al posto di preparare l’esame di diritto pubblico, ero impegnato ad innamorarmi follemente di una mia compagna di corso, la quale, per ozio e odio nei confronti della Costituzione, ricambiava. Giorni magici, pomeriggi perfetti, serate incredibili. Una passione totale, una corsa folle al bacio più bello, un gioco incredibile di vestiti appena slacciati, di parole smozzate, di bicchieri lasciati a metà. Essendo studentessa fuori sede, viveva con altre novantasei amiche del paesello, in trenta metri quadrati. Era statisticamente impossibile stare soli per più di due secondi, e ogni venti minuti mi veniva offerta una canna o un bicchiere di vino del paesello. Belle serate, d’accordo, ma la passione premeva. Passeggiando per Via Torino, innamorati come solo due futuri studenti fuori corso sanno essere, abbiamo incrociato un cinema. Ed è bastato uno sguardo. Ci siamo fiondati in sala, comprando il biglietto, l’acqua e i pop corn i meno di un minuto. Ed è iniziato il film. Magia dell’oscurita, peccato che il film fosse Autumn in New York. Sempre a favore di chi se lo fosse perso, l’espressività di un supremo Richard Gere, una storia di una tristezza immane, l’autunno, la morte, i silenzi, le musiche. Siamo usciti distrutti e casti come due seminaristi. Un delirio. Solo il 18 in Diritto Pubblico mi ha dato la forza per andare avanti. Poi è iniziata la stagione delle Cagate Pazzesche. Con un sesto senso decisamente sovraumano, ho inanellato una decina di stronzate incredibili, un paio di volte uscendo prima della fine a fumare. Mi sento ignorante e tento di recuperare con massacranti sessioni casalinghe sui grandi classici, di cui qualche ora dopo non ricordo nemmeno il titolo. Va così. Niente da fare. Mi rimane sempre un senso di disagio, uno strano presagio, un brutto ricordo. E pago il biglietto come un condannato che consegna gli oggetti personali. Tutto questo per dire che, sicuro della mia scelta, e ancora più sicuro di Matt Damon, ho propinato alla Signora The Informant. Matt Damon, dopo Bourne Identity, Democracy, Fraternity, Serendipity, Morality, insomma dopo la trilogia perfetta per il sottoscritto, è asceso nella ristretta cerchia di attori che considero infallibili. Il trailer sembrava divertente. E poi c’è il regista di Ocean 11,12,13. Una sicurezza. Un mattone, lungo, lento, d’accordo molto carino, ma un mattone. Per film del genere ci vuole adeguata preparazione. La Signora dormiva beatamente dopo venti minuti. Il mio vicino di posto, che poi non so perchè era di fianco a me, che c’erano 338 posti vuoti in tutta la sala, russava profondamente. Le due signore davanti guardavano il telefonino ogni sei secondi. Io cercavo appigli nella mia immaginazione, ma è davvero difficile fare un film lento con una storia lenta, attori lenti, musiche lente. O forse sono solo io che sono troppo ignorante. Sta di fatto che per la prima volta nella storia tra me e il cinema, ho pensato seriamente che uno dei due deve cambiare. Così non può andare avanti.
recensioni del vecchio bradipo
Nel week end in cui affondarono il Cinastic
Ecco, una semplice segnalazione: c’è questo Tropper che ha scritto "Dopo Di Lei" (librone, tante pagine e copertina rigida, ma si perdona), che vale davvero la pena di leggere. Trama ottima, è stupefacente la fluidità con cui è scritto. Anche la Signora Pistecchi approva, leggendo rapita da almeno una settimana. Cosa c’è di meglio di uno scrittore che si fa divorare, e nel farsi divorare diventa anche ricco e famoso? (diritti già venduti, prossimo filmozzo). Che poi è una discussione in attivo con quello stronzo di Adriano Barone, grande scrittore, su quanto sia positivo scrivere di cose reali. Questa è la storia di un signor sfigato, che peggio di così si schiatta, solo un po’ romanzata. Altro che fantascienza e stronzate storiche. Altra storia per il sig. Glibert, che se ne esce con un mappozzo, "I Normali", talmente unto dalla critica che sembrava stupido non comprarlo. Invece si capisce che io, nella mia ignoranza, sono molto distante dalle stanze della critica più acuta. E’, come già detto, un mappozzo, indigesto, comunque poco profondo. Entrambi, il Gilbert e il Tropper, sono scrittori per il cinema, se dovesse interessare. Nota a calce, con in testa "L’affondamento del Cinastic" mi dirigo alla Libreria, quella in centro, che più in centro c’è solo il Duomo. E prima di trovare lo scaffale "Poesia" ci metto un bel po’, arraffando tra "Erotica", "Cucina", "Esoterica" e altre stronzate da supermercato. E nello scaffale cerco, cerco ancora, cerco bene, riguardo, chiedo a un commesso che si è dimenticato di lavarsi di dosso gli occhi annoiati, faccio da solo, poi mi faccio aiutare. Niente, di Vincenzo Chinaski non c’è traccia. Allora faccio ritorno alla moto, in mezzo a tutta questa gente, pensando che la poesia è davvero messa in un angolo. Per di più dai libri di cucina e dai manuali sugli incensini. Fortunatamente anche gli stronzi tornano utili, così l’amico, grande letterato, perfetto scrittore, vizioso depravato, Adriano Barone, che di poesia non ne vuole nemmeno parlare, mi gira questo Guido (si chiama Guido) Catalano. Che non solo è davvero un gran poeta, ma ci ha messo anche i suoi libri in pidieffe sul suo sito. E il mio umore ridecolla, pronto a sprofondare in birra e rhum. Googlate e scaricate, che si inquina anche di meno che andare fino alla libreria del Centro, così in centro che sembra il Duomo. Ah, dulcis in fundo, se le informazioni fossero scarse, dico quelle dei libri, trovate nei linki un linko funzionante che vi sbatte direttamente nella mia libreria (virtuale) di Anobii.
E ricordatevi che la poesia è ovunque. Tranne che in libreria.
Poesia 1 – Vita 0
Caro Vincenzo Charles Chinasky,
non si sa bene come iniziare, quando si racconta qualcosa di troppo grosso per essere raccontato. Nei limiti della carta, dentro i confini di una tastiera, per niente aiutato dal cerchio alla testa disegnato da quell’ottima birra che continuava ad arrivare al tavolo, più puntuale di un treno. E’ stata davvero una fortuna, il caso di un invito, poter essere seduto in mezzo a un pubblico molto trendy, silenzioso, rapito, attento anche ai respiri, forse venuto ad ammirare qualcosa di diverso, la tragedia della normalità, la distanza tracciata tra gli schiaffi del mondo e uno (due con Vinicio) che li prende da una vita. Sembrava una messa, una strana liturgia, wodka al posto del vino, un piano come altare e quella strana doppia presenza di Mr. Mal e Mr. Pal. Difficile dire chi ha vinto davvero, tra voi due. Ha vinto sicuramente la poesia, il raccontare della cucina, i muri e dell’addormentarsi direttamente abbracciato alle gomme della Volkswagen. Ha vinto la poesia, a voi il merito di saperla raccontare, con un pianoforte e una voce segnata dalle sorsate di wodka. Per merito delle vostre braccia, questa poesia ha preso a pugni la vita, dritto dritto rovescio. Qualche gancio, jab e dritto ancora, aiutati dal conoscere ormai qualche colpo basso di troppo. Sapersi difendere è ancor meglio di saper attaccare, ed è così che ci si difende davvero. Con la poesia di tutti i santi giorni. Grazie, eccomi al punto. Semplicemente grazie. Forse sarà difficile da raccontare, ma è indispensabile sapere che c’è qualcuno che lo fa, lo fa meglio di te, lo fa da una vita. E forse piacerebbe anche a me, per il mio quarantaduesimo compleanno, sedere con un amico a leggere quello che la vita ci ha fatto scrivere, raccontandoci ancora perchè è stupendo trovarsi seduti insieme.
Fratelli, sono reduce da una serata molto importante. Complice il nostro Pugliese da Fatturato (al secolo Davide), sono finito alla Salumeria Della Musica a sentire Capossela e Chinasky. Probabilmente la serata migliore dell’anno, sicuramente la più utile. Assorbo lentamente, come una spugna zuppa, tutto quel fiume di wodka e parole che mi sono piovuti addosso, coltivando il seme del cambiamento. Perchè è sicuro che, come da ogni seme, un fiore, una pianta, un qualcosa verrà fuori. Nella lista di Natale, intanto, appaiono di colpo due dischi e un paio di libri non previsti.
Tra i brindisi di questo fine settimana, ci si ricordi anche Monazzo, il quale farà domani una delle cose migliori che si possano fare, dal mio punto di vista. Brindate con abbondanza, per epifanie e matrimoni vari, senza dimenticarvi di brindare a uno dei pochi poeti rimasti, Vincenzo Charles Chinaski.
Imposta la posta
gentilissimi del marketing Mondadori,
chi vi scrive è un vostro cliente abituale. Questo significa che spesso, ma davvero spesso, acquisto presso di voi. Purtroppo prevalentemente libri, che so non essere il vostro principale interesse, poichè noto con piacere che gli scaffali si riducono per lasciare spazio a misteriosi espositori di agendine con mucchina, rubrichine con formichina, calamitine con zebretta, tutto il diminutivo dell’intelligenza umana in un 2 metri per uno. Giusto ieri ho visitato un vostro punto vendita, uno di quelli più chic, con il bar e tanti tanti espositori di mucchine e caprette. Ho constatato con piacere due cose: la nuova ondata di cassiere, gentili, magrine, carucce, educate, che trattano i libri con la stessa delicatezza con cui il netturbino tratta i sacchi di monnezza. E’ un piacere spendere le grandi banconote multicolore per poi trovarsi i libri infilati nel sacchetto con un metodo che i più definirebbero come "a cazzo buffo". E poi che roba trendy il buttafuori di colore, alto due metri e trentatrè, con i pettorali a pensilina, che se piove ci mettiamo tutti sotto. Che cosa figa l’assordante voce che al microfono annuncia ogni due secondi che ci sarà Luca delle Iene a una presentazione di un libro. L’annuncio è utile, perchè ci ha permesso di fuggire con anticipo, ma la petulante vocina, sparata a mille, non mi permetteva di gustare i Tokio Hotel a volume duemila mentre cercavo di leggere qualche quarta di copertina. Che pace, che luogo appropriato per i libri, che figata. Tornerò presto a trovarvi, anche perchè state facendo chiudere tutte le librerie brutte, con gli scaffali forniti e il proprietario scafato che ti sapeva suggerire sempre il titolo giusto, in pace e silenzio, e ti mollava anche lo sconto. Che schifo. Ah, già che ci sono, ho appena comprato la rubrichina con la pecorina, speriamo che esca anche il portafotina con l’elefantino, perchè ne sento un gran bisogno.
Carissimo Editor dell’Einaudi che ti occupi di Fred Vargas,
non so se hai mai letto uno dei suoi libri. Ti confiderò un segreto sconvolgente: sono in sequenza, collegati, con riferimenti e continui rimandi. Un po’ come le puntate di N.c.i.s.. Capisci? Questo significa che nel primo libro lei scrive di un personaggio, nel secondo fa riferimenti e magari nel terzo lo riprende. Questo rende discretamente utile leggerli in senso cronologico. Per questo ieri mi sono comprato l’ultimo che avete pubblicato. Solo a casa ho scoperto che è il primo, ed è del 1996. Sinceri complimenti. Chissà che spasso sarà leggerlo intuendone già la trama. Wow, non vedo l’ora di addentarlo.
Gentilissimi Zarri di Provincia,
ho apprezzato molto il vostro tentativo di scippo di ieri sera. Capirete bene che prima di mollare i miei effetti personali a due tamarri alti la metà di me, io possa provare il desiderio di difendermi. E’ una cosa atavica, preistorica, animalesca. In ogni caso vi sono molto vicino, perchè capisco il disagio di portare jeans aderenti con il culo fuori e le Nike dorate. Io sarei già impazzito. Ottima anche l’idea di spuntare dal nulla sfruttando l’oscurità. Sono spiacente per aver tradito le vostre aspettative di facili incassi, ma ho il mutuo, e per una questione di classe mi faccio rapinare solo una volta al mese. Grazie davvero per il vostro intervento, vi aspetto domenica prossima al solito posto. Magari venite con il cugino più grande o con lo zio.
Carissimo Harry,
scusa se ti scrivo, ma sono un tuo fan da un sacco di tempo e sono sconvolto. Una cosa tragica, peggio che i Serpe Verde in testa sopra i Grifon d’oro. Ho letto su un giornale scandalistico, il Corriere della Sera, che Silente, il grande preside, è omosessuale. Ecco, non so come dirtelo, ma a me che la personificazione del bene, degli ideali, la figura paterna per eccellenza, sia di colpo, frocio, mi lascia pensare a una trovata commerciale. Questa notte, nel frattempo, ho sognato Silente che si ingroppava Malgioglio sull’Isola. E sono profondamente turbato. Aiutami, Harry. Ciao, tuo Frenkie Potter.
Fast but Serious
Materassi senza assi sono come farfalle senza palle
Leggere, dicono, rende gli uomini diversi.
H1:"Hei Franz! Bellissime le treccine bionde! Eh, caspita che muscoli che ti sei fatto. Ma come hai fatto?"
F:" Ma niente, in questi giorni ho letto il libro di Corona".
H1:"Figo".
F: "Ah si, fighissimo".
Una diversità, questo è documentabile, non fisica ma mentale.
Non è però appurato se questa diversità si evidenzi in meglio o in peggio. Non è, se proprio vogliamo, nemmeno chiaro cosa sia il Meglio e cosa il Peggio. Non è chiaro nemmeno l’oggetto della materia. Insomma leggere rende differenti, ma leggere un libro di Corona oppure La Democrazia in America di Toqueville è la stessa cosa?
H1:"Perchè ti accanisci contro il libro di Corona? A me è piaciuto"
F:"Fottiti, figlio di puttana".
Leggere apre la mente al dialogo con altri esseri umani. Leggere, dicono, è meglio di un sacco di cose, reputate peggiori in quanto meno arricchenti per la vostra mente. Ad esempio, leggere è meglio di giocare compulsivamente a Pro Evolution Soccer. Leggere è meglio di molte delle cose che rientrano nella categoria "divertenti". Ecco, leggere è meglio che bruciare le formiche o fare una gara di sputi controvento. Ammesso che sputare controvento sia una cosa non indispensabile nella vostra vita. Non è dimostrabile, ma è credenza diffusa che i grandi Uomini Della Storia, quelli per dire che hanno costruito, ingrandito, migliorato l’umanità (Aristotele, Gesù, Costantino, Alessandro Magno, Galileo, Freud, Marconi, Giovanni Paolo II, Zu Binnu eccetera eccetera), abbiano letto molto. Forse ai tempi di Gesù il semplice acquisto di un libro era decisamente più difficile di oggi.
Gesù:” Salve, desidero acquistare un libro”
Bibliotecario di Gerusalemme: “ Dica pure il titolo”.
G:”Il Vangelo di San Matteo”
BG:”Guardi, nel catalogo non è presente. Sa l’autore?”
G:”Dio, cioè Io”.
BG:”Prego?”
G:”Niente. Ha mica qualche giallo?”
BG:”Quest’anno no. Dovrebbe uscire fra due anni l’autobiografia di Erode. Due copie. Una non è ancora stata venduta. Gliela prenoto?”
G:” No guardi, ripasso tra due o tre anni a vedere se è arrivato qualcosa d’altro”.
Sarebbe estremamente complesso, lungo e intelligente, il continuare questo discorso, impelagandosi in questioni di spessore. E si dovrebbe passare per i personaggi che hanno dato una svolta al leggere (Gutenberg, Rosseau e Taricone). Tutto questo per spiegare la riflessione che ieri sera mi colse (l’uso del passato remoto, o meglio l’abuso, è dovuto a Fifa 2001 e a Civilization III) tra le 23.00 e le 23.04, tra il bianco del soffitto e il verde della tenda. Ho tra le mani “Un Materasso Nuovo”, e ho la percezione che si tratti di uno di quei libri che possono fare molto bene (o molto male, dipende dai punti di vista). Credevo, nel senso che ero fiducioso di, poter leggere molto quest’estate. Credevo anche in molte altre cose. Poi di solito passa. Sicché, a un anno esatto dal mio primo giorno da sposato, mi trovo tra le mani un libro scritto da uomini, che parla di uomini, che si credevano uomini e si riscoprono ancora più uomini grazie alle loro donne. (Nel caso di Sedaris, la frase finisce ancora con “uomini” al posto di “donne”). Racconti corti per un grande argomento, come il pennello Grande (o il grande pennello, ora ammetto di non aver mai letto fino in fondo quel libro). Da quando vivo con la Signora, deludo un grande varietà di conoscenti, uomini e donne nel risponder al loro scettico “hey, allora come va?” con un sincero e innocente “bene”. Una convivenza può andare, al massimo, “benino”. Bene è inconcepibile. Bene, parlando di una convivenza, è una parola vietata, non giovane. L’argomento, che passando tra giovani coppie scoppiate e single che si ammazzano di paranoie, toccherebbe una gran varietà di concetti profondi, non è adatto alla maggior parte dei lettori quivi capitati, che desiderano concetti brevi, frasi ad effetto, donne nude, suonerie gratis. La gelosia fa a pugni con gli sfondi gratis (e anche con l’amore). Eppur, mi piacerebbe, a quasi un anno dal giorno dopo il nostro matrimonio, dare quelle vibrazioni positive, quel grande casino, quella fantastica sorpresa nel sorprendersi davanti a una tazzina di caffè. Ma siamo qui per altro. Quando un libro dimostra, fin dal suo inizio, una così grande capacità, è necessario consigliarlo. Leggilo, in bene o in male un qualche effetto ti farà.
Postilla per single: l’autrice di Sex and the city è felicemente sposata, vive in un cottage tutto bianco con l’edera e i gerani. Forse per questo le viene facile dire che è stupendo trovarsi in coda all’Esselunga con una porzione singola di lasagna, per l’ennesima serata blockbuster+lasagna+amarezza.
Postilla per anime in coppia: questo libro non risolverà la gran parte dei problemi, come peraltro questo sito non cambierà le vostre vite. Pertanto, regalarlo al compagno o alla compagna non genererà lo spostamento del dentifricio, l’abbassamento della tavoletta, l’allungamento delle prestazioni, il miglioramento della pasta scotta e rancida e la crescita delle tette. Non accadrà nemmeno che il bucato si farà da solo o che la mattina il suo alito non si avvicini pericolosamente all’odore di raccolta differenziata. Nessuno è perfetto.
Postilla per alcuni: non compratelo, perchè sarà uno dei miei cavalli di battaglia a Natale.
Pornoromantica: se mela dai mela prendo, Mele paga
Pornoromantica è un libro conseguenziale, la cui piacevole lettura non deve occupare, con una media ponderata calcolata sulla media intelligenza di uno che può cercare un libro che si intitoli "Pornoromantica", più di due giorni e mezzo. E’ il libro dell’estate per tutte le giovani italiane di retaggio scolastico cattolico e per tutti i ragazzi che desiderino conoscere i segreti della costruzione di un vibratore fai da te. E’ il libro perfetto per l’italia estiva, specialmente quella che ha paura a discutere in pubblico del sesso anale e poi assedia le statali piene di trans di notte. E’ il libro dell’italiano medio, medio nelle dimensioni, medio laico, medio cre. E’ un libro conseguenziale perchè segue la ferrata teoria secondo la quale un blog, superato un certo numero di lettori, è un libro in potenza. Siamo un popolo che crede nella transustanziazione, meritiamo un’industria editoriale che trasforma 400.000 curiosi, voyer, e-guardoni, vergini suicide, in lettori cartacei. Fortunatamente abbiamo anche una potente macchina comunicativa che fonda i suoi palinsesti sulla rodata teoria del vedo-non vedo che arrapa il fantozziano utente notturno. In molti saranno grati a Pier Silvio, che ha reagito alla messa al bando del soft core notturno sulle emittenti locali con un piacevole diversivo come Lucignolo. Ieri la secca e pallida autrice del fenomeno pornoromantico era sui lidi ostiensi con le telecamere berlusconiane a scavare nella vita privata di un popolo che non ammette il dito in culo, ma chiede alla fidanzata di emulare le scavate professioniste dell’ hard. Ingordi di libri come questo, per saziare una fame di laicità costruita sugli arresti dei culattoni che si baciano e governata da firmatari di emendamenti sulla sacralità della famiglia che drogano puttane a spese nostre. Abbiamo sete di cosce e capezzoli, disperatamente incollati alla rete per scaricare filmati da 30 secondi, che comprometteranno prima o poi la nostra durata reale, incastrandola nel mezzo minuto buffering. Le nostre donne guardano in un silenzio fatto di topless e tanga, mentre studiano il bicipite del clone-tronista che svetta sulla spiaggia. Sognavamo la libertà sessuale, scomodando Pasolini e dichiarando in pubblico la proprietà dell’utero: abbiamo ricevuto in cambio Lucignolo, Pornoromantica e Mele. Dichiaravamo di essere pronti al grande passo, siamo caduti che eravamo ancora seduti.
Volevo scrivere una recensione, mi ritrovo a fare un annuncio di svendita, perchè gradirei che Pornoromantica non comparisse nella mia libreria, Preferisco metterci un film hard, dove almeno mio figlio troverà la meccanica dell’amore lubrificato. Tu, che sei capitato qui in cerca di porno, pornoromantico utente, oppure lettore fan della nostra giovane e futura opinionista, non lasciare commenti entusiasti. Stai alla letteratura come Fante sta alla Cutolo, come Chinasky a Buckowsky, come Pornoromantica al sesso. Ovvero: distanti ricordi di qualcosa che fa davvero godere. Ma a farlo, non a parlarne.
La Fauna Estiva danneggia la Flora Intestinale
maschio,
italiano moro e peloso, condottiero di mille battaglie nel corso della storia, portatore di grandi vittorie per l’Impero, soldato instancabile e generale sapiente, seme fecondo di vitalità e perspicacia, instancabile lavoratore, sordo alla fatica, insomma tu giovane trentenne single italiano. Maschio, come ogni anno ti appresti alla più difficile delle battaglie, la più logorante e spossante, quella che ha richiesto la lunga preparazione invernale: raccimolare Amore per i lidi mediterranei.
In questo posto si è parlato ogni anno di questo drammatico momento, che mai come oggi riassume la tensione ideale che le tue forti mani sprigionano. In queste righe, futuro condottiero in pareo e infradito, troverai qualche nota non certo completa come le riviste che tu assurgi a Bibbie, quelle per intenderci con i soliti tre speciali: 1) addominali perfetti guardando Sky Calcio Più 2) i dieci punti dove se la tocchi non viene, scoppia 3) cosa dicono le donne del tuo piccolo e ridicolo apparato riproduttivo. La tua malizia e la tua sapienza fanno della nostra mediterranea razza la più famosa nel sentiero delle conquiste amorose. Alcuni dicono fortunatamente, io mi limito a notare che il maschio italiano è presente in dieci o dodici località, prevalentemente nell’area mediterranea, da Formentera alle isole greche, a tonnellate in Sardegna e con qualche esperto navigatore che sbarca nei valtur di Santo Domingo e Cuba. Per tutti l’unica missione, antico richiamo selvaggio, è quella riproduttiva. Trovare una compagna è già di per se un lavoraccio, reso ancora più difficile dal tuo improbabile look da frocio giapponese, in pareo e infradito, dal tuo tatuaggio tribale sul bicipite, dai tuoi improbabili occhiali a mascherina da camorrista e dal pesante uso di alcool e affini. Ma una pericolosa forma di vita aliena popola le spiaggie che tu conquisterai, allettatta dagli stessi terribili pacchetti all inclusive: la Zoccola Fittizia. La Zoccola Fittizia è stata avvistata sui lidi sardi nei primi anni del secolo, e come una brutta epidemia ha abbattuto barriere e confini spopolando ovunque. Essa è solita muoversi in branco, insieme ad altre Zoccole Fittizie, solitamente a bordo di terrificanti utilitarie piene di orsacchiotti e fiorellini di pile. Il suo arrivo è facilmente percepibile grazie alla rumorosità negli spostamenti, durante i quali le ZF sono solite cantare a squarciagola Vasco Rossi o Biagio Antonacci. Il loro habitat ideale è quello marino, inteso come spiaggia, pizzeria e discoteca. Durante il giorno la ZF caccia le sue prede, come una mantide religiosa, armata di topless, bikini brasiliani a filo interdentale, sguardi sbavanti e pose avvenenti. Nel caos riproduttivo della spiaggia in agosto, la ZF è in grado di individuare le sue prede tra milioni di maschi, selezionando solitamente i più belli secondo una scala detta del Tronista, mutuata dalle trasmissioni di Maria De Filippi. Con qualche allusione, la ZF prova a garantirsi il mantenimento economico serale. Di sera tende a vestire le sue membra in modo da sembrare uscita da un set porno, con un grande uso di nomi di stilisti in pailettes che piovono da vertiginose scollature. Il perizoma è una scuola di vita; indiscutibile parte integrante del suo corpo. tende a mostrarlo con finta innocenza mentre pende da pantaloni portati alla caviglia (non sono pantaloni con il cavallo basso, ma con la caviglia alta). Fuma Marlboro Light, anche se non fuma, cioè solo d’estate, insomma non tanto, sai cos’è sono un po’ brilla. Beve mojito, perchè cioè la menta mi piace troppo, e una mia amica mi ha detto che tonifica. Nella borsetta micro Prada tiene lo stretto indispensabile: cinque euro, un lucidalabbra e il cellulare con il cordino con Winnie the Pooh o Hello Kitty che si illumina quando le arriva un messaggio (ogni due minuti e mezzo). In discoteca si dimena, spesso salendo sui tavoli, fingendo di non accorgersi che il capezzolo è uscito da un pezzo e fa da antenna satellitare. Si ferma solo per delle brevi pause in cui, in branco, si sposta verso il bagno. Ce n’è sempre una che vomita, e una perennemente al cellulare con il fidanzato, ma la più pericolosa è quella più smandrappata. Nella tarda notte desidera spostarsi con te, soldato dell’Amore, sulla spiaggia. Se la sorte ti ha riservato quella ubriaca ricordati di chiamare con largo anticipo il 118, perchè il trauma cranico è dietro l’angolo. Quella fidanzata cadrà in uno stato catatonico, cercando di valutare la difficile eventualità del tradimento, in ogni caso da consumare in tutta fretta e con terribili sensi di colpa. La smandrappata ti conduce con fretta e passione, intermezzando con limonate empiriche il tragitto, verso una duna nascosta. Tu, trasformato in un ormone con le scarpe, pancia in dentro e portafogli straripante di preservativi, ti prepari alla spossante prestazione ripetendo la formazione del Settebello di Pallanuoto per evitare di fare tutto da solo ancora prima che lei si avvicini. Dietro la duna, seduta sul tuo maglione, lascia che la luna le illumini il contorno del seno abbronzato. Ti avvicini, pieno di Daygum alle Erbe per coprire l’alito di fertilizzante e cemento, per imporre il tuo desiderio. Le tue mani scorrono, veloci e con ferocia. In un attimo il mondo è nelle tue mani, e rimpiangi di aver comprato i jeans aderenti, che ti provocano lancinanti dolori inguinali. Le scarpe tacco 11 riposano come sentinelle qualche metro più in là, raggiunte dai pantaloncini in pochi istanti. Unica precauzione, gli occhiali a mascherina di Dior vanno nella borsetta, breve controllatina al cellulare. E poi succede l’inevitabile. Tu, trasformato in una torre davidica, in un razzo interstellare, in un faro, sei al limite massimo. Sai che due minuti scarsi ti separano dalla sigaretta "del dopo". Ma lei si ritrae. Le sue mani chiedono uno stop. In pochi istanti ti ritrovi trapiantato in uno studio di psicoterapia. Argomento principe è il suo sofferto passato, fatto di sfruttamenti, tradimenti, incomprensioni. Qualche lacrima, un fiume di parole che inonda la tua passione spegnendo l’incendio che bruciava le tue mutande pulite e stirate. E ti ritrovi a consolarla, a dirle che non volevi usarla, a spiegare che è bella, fino a quando la ZF ubriaca si riprende e martella di messaggini per tornare a casa. Sono le sei della mattina, albeggia, e ti ritrovi nell’unico bar aperto che fa le brioches a sette euro, insieme a mille uomini come te. Domani è un altro giorno, perdere una battaglia non significa perdere una guerra. Lascia la gastrite da due di picche, morituri te salutant.
Approfondiremo in seguito alcuni altri animali che minano la serenità di una vacanza come la Cozza Imperiale, Il Maschio SemiFrocio e il sempreverde Tarro di Rozzano che ti vuole accoltellare perchè gli hai suonato il clacson in coda.
Tu non demordere, continua a immergerti nell’Axe Passion, ordina bancali di Settebello Passion Fruit e spalmati la Nivea ovunque. Indossa il costume migliore che hai, perchè il destino non bussa due volte.
Nella Diapositiva un inedita versione di El Presidente in Dolce Attesa di una Mareggiata Invernale.
Departed ma mai tornated
The Departed
Ci sono molte cose non comuni che non tutti possono fare. E questa profonda riflessione è l’esito di una visione appassionata di The Departed. Primo elemento discriminante è insito nel fatto che La Signora è destinata a non possedere mai più una tessera di noleggio. Qualsiasi noleggio, anche di stecche da biliardo o canne da pesca. Il concetto di noleggio è deviato dalle sue origini basso – mediterranee levantine, pertanto è perfettamente inutile la spiegazione del ritorno del bene noleggiato entro un certo termine temporale. Con l’ammontare della multa avrei potuto comprare un paio di multisala, con pastarito&pizzarito inclusi. Jack Nicolson, il sosia ufficiale di mio suocero, è per me come un secondo padre, quasi un suocero. Leonardo di Caprio è un attore, mi piace poterlo dire anche dopo che alla mia memoria torna Titanic. Scorsese ha un grande talento, d’accordo, ma sono capaci tutti di usare il vecchio trucco del “morti tutti” come finale.
A prescindere dal mio malessere dovuto al finale, è un gran bel film. C’è la trama, c’è la psicologia, c’è sangue, rabbia e rivalsa, un cast che sarà costato tonnellate di dollari, visto che le scene in esterna sono in gran risparmio. Unico neo: la confezione di pop corn al caramello di Blockbuster, oltre che essere un assegno circolare del dentista, è troppo piccola per reggere film del genere. Due le scelte: o sacchetti più grossi o film più corti. Aldo Grasso mi fa una pippa.
Riunione di produzione, Scorsese è a capo tavola, attorno scrittori sceneggiatori, lecchini, vallette, nani e ballerine, attori, sindacalisti, insomma la solita gente.
Sceneggiatore 1:” Poi c’è Damon che va in crisi: lo riprendiamo con il grandangolo da vecchio in una casa in collina, distrutto dai problemi di coscienza”.
Matt Damon: “ Io da vecchio non ci voglio recitare!”
Sceneggiatore 2: “Allora facciamo che muore, e Leonardo di Caprio prende il suo posto”
Leonardo Di Caprio: “ Io voglio morire a metà film, che ho un casino di cose da fare e sto facendo altri otto film. Porca puttana questa vita mi logora”.
J. Nicolson: “ Posso farlo io?”
Scorsese:” Zitto, vecchio di merda. E’ già tanto che ti facciamo fare tre quarti di film…”
Sceneggiatore 1: “non c’è nessuna soluzione… siamo finiti, questo film non uscirà mai…e in più non c’è nemmeno una scena con Paris Hilton”
Panico, dalla saletta escono piangendo diverse ballerine, un nano tenta il suicidio tirandosi il boccione dell’acqua in testa, Nicolson si addormenta russando. Da sotto il tavolo, nei pressi di Scorsese, esce Paris Hilton.
Scorsese: “Ehi piccola?! Ma dove vai? Vedrai che una parte te la troviamo”
Paris Hilton: “ e ringrazia il cielo che non dico a tutti che è piccolo piccolo”.
La sala si fa gelida, un silenzio tombale avvolge tutti, si sente solo Nicolson che russa.
Scorsese: “ bene, mi sono rotto: tutti uccidono tutti e la facciamo finita”.
Sceneggiatore 1: “Ma la trama? La mia trama? La mia storia? Eh no! La mia storia non si cambia!”
Scorsese: “il film è mio, e quanto è vero che mi chiamo Scorsese, qui muoiono tutti. Ah, è chiaro che ci servono molti meno attori, meno sceneggiatori, meno giorni di produzione ma più sangue finto”.
Leonardo di Caprio: “ Io me ne vado. Dovevo essere io il più biondo del film, e invece c’è una comparsa nella scena del bar che è più bionda”.
Sceneggiatore 2: “ Quale bar? E’ tutto girato in un bar…”
Sceneggiatore 1: “ E Denzel Washington? Senza nemmeno un negro che cazzo di film è?”
Scorsese: “ Basta! Niente negri, pochi italiani e facciamola finita. Per il resto mi sembra perfetto, un finale chiuso, con qualche mistero…Chiaro?”
(nella diapositiva i Water Ranger. Da sinistra: Renation One Station, il Franz Caverna Fatata e Sabino Nano Da Giardino. Gli interessati mandino una mail a Ira per le altre foto tra cui: L’Ambasciatore Ricchione, Cinzia Nuda, Davide Pancia Infinita e tutti gli altri personaggi)