Jurassic Office: the T-Rex !

Si vocifera da giorni dell’arrivo del temibile Tirannosauro Della Qualità. Tale predatore ha un percorso migratorio che lo porta dalle parti della Ridente Multinazionale un paio di volte l’anno. Il suo avvento è annunciato da terribili carestie, tramonti anticipati, piogge torrenziali e dalla sintomatica sparizione dei piccoli predatori autoctoni come il Direttore Commerciale (ufficialmente in fiera in India), il Direttore Marketing, nonchè mio sommo Capo (ufficialmente in fiera. In un paese tra l’India e la Germania, a scelta) e i Capi Area, più modernamente appellati con l’anglofono Area Managers. Il Pollaio, abbandonato dai leaders, è facile preda del Tirannosauro, e molta paura regna tra le scrivanie. Ordini camuffati, pratiche gonfiate, preventivi ingrassati sono da nascondere perchè il loro odore è facilmente riconoscibile dal Tirannosauro. Sicchè, come per magia, le scrivanie si svuotano di buona parte della carte che le assediava, spariscono poster e calendari, portapenne e orsacchiotti. Il risultato è un ambiente sterile, molto simile a un Collegio per Studenti, irreale e ancora più deprimente. Ma questa meravigliosa modifica del paesaggio assume l’esistenza di alcuni nascondigli-depositi, dove vengono stipate tutte le famose "carte-false". Tali nascondigli devono essere celati, cancellati dalle piantine, virtualmente distrutti. Nel mio piccolo do per certo che la sparizione del mio capo comporterà il mio pieno coinvolgimento nelle attività legate alla visita del Tirannosauro, tra cui con ogni probabilità una cena in località lacustre, con candela sul tavolo, vino d’annata, filetto ormonato, olio extra vergine e tanti sbadigli.

Mi preparo senza sapere bene che cosa mi aspetti, raccogliendo testimonianze tra i superstiti delle passate calate. Alcune segretarie, tra cui Giochi Preziosi, la collezzionista di sorpresine dell’ovetto di cioccolato, mi narrano di sfuriate e porte sbattute. Giochi Preziosi ha fatto sparire tutto, compreso lo screen-saver del Gatto Silvestro, ritornando ad assomigliare a una persona adulta e senza disturbi del comportamento. Nel frattempo si vocifera su dove il Tirannosauro deciderà di accamparsi. Solitamente sceglie una delle scrivanie vuote del Pollaio, così da mettere al massimo disagio tutti i commerciali, e con la semplice pressione psicologica ottenere il suo risultato. Ma i nostri, veri e propri galli pavloviani, hanno imparato il giochetto e hanno riempito tutti gli spazi liberi. Rimane sempre la scrivania di una delle stagiste, assente da più di un mese, forse impegnata nelle selezioni di qualche reality.

Nell’attesa, faccio ordinatamente sparire i documenti compromettenti di mia proprietà. Dato che davanti al distruggi documenti si è creata una coda stile cessi dell’Autogrill durante gli esodi estivi, opto per uno smantellamento creativo: un po’ li spezzetto, un po’ li brucio, un po’ li infilo nelle bottigliette d’acqua. E mi ritrovo qui, a spezzettare il più piccolo possibile, il mio lavoro di una settimana. I miei istogrammi, gonfiati come un palestrato, le mie torte, farcite di dati approssimativi e le mie tabelle di riferimento, ormai simili a delle schacchiere vuote.

Mi lascio cullare dall’attesa, e spero solo di non essere la prossima vittima.

Lotte di Galli

Come studenti nell’ufficio del Preside. La Direzione è luminosa, fatto inaspettato in una azienda con tutte le finestre rivolte a nord, che godono di luce riflessa: la grande vetrata del Direttore è rivolta a est, nella metafora della Luce che illumina la Luce. Io qui dentro ci sono finito per sbaglio, oppure perchè sono l’ultima ruota del carro. Il mio lucido capo mi ha avvertito giusto ieri di una improvvisata estera che gli costerà due giorni fuori casa: magicamente mi trovo seduto in mezzo alla più grande e potente macchina da vendita disponibile sul mercato: il prestigioso Club dei Paesi Sviluppati. Uomini con decenni di esperienza, malizia che cola sotto i Rayban, pelle abbondantemente abbronzata, villetta a schiera, giganteschi monovolumi a nove posti occupati solo dalla loro ventiquattro ore in pelle nera lucida. Una squadra conosciuta in tutta l’azienda, temuta e rispettata. Il loro capo è L’Illusionista, quarantanove, BMW serie 5 nera lucida, rasatura perfetta, fisico ancora tonico, iniziali rosse su camicia azzurra, un uomo vincente insomma. Dell’Illusionista si sa poco. Mentre i suoi sottoposti sono tutti relegati nel grande open space detto anche Il Pollaio, dove sfiancanti sfide all’ultimo optional, rovinose serate in night bulgari, scintillanti Panerai indiani, fanno da colonna sonora al quotidiano grigiore aziendale, l’Illusionista siede in un ufficio vicino alla Presidenza, quasi sempre chiuso. Non pranza, non lo si vede alle macchinette del caffè, e nessuno può dire di averlo mai incontrato in bagno. Deve il suo nome alla straordinaria capacità di modificare dati scientifi, presentazioni virtuali, documenti pidieffe. Una specie di diserbante elettronico. Dal suo sottilissimo laptop escono dati direttamente prelevati dal suo cervello. Il moderno Robocop siede in un angolo, affiancato da Scooby Doo e da Rin Tin Tin, due fedeli scagnozzi che aspirano a una promozione sul campo, che possa confermare alle loro mogli che l’impotenza è servita almeno a qualcosa. A seguire ci sono Umberto Smaila e Incipit, due presenze storiche del Pollaio. Il primo è la fotocopia sbiadita degli anni ruggenti dello Smaila di Colpo Grosso, viscido al punto giusto. Il secondo è conosciuto per i suoi scintillanti inizi di mese, con fatturati esaltanti; soffre della sindrome del giro di boa, e dopo il quindici di ogni mese cade in una depressione devastante, senza più riuscire a fatturare nemmeno per pagarsi la cancelleria. L’Elastica siede vicino alla sedia vuota del Preside, non potrebbe essere altrimenti. Fisico tonico, bionda da pubblicità, vestito vedo non vedo, profumo fruttato, più metallo sulle sue braccia che sul collo di una donna Masai. Se la tira talmente tanto che in un eventuale ritorno elastico potrebbe venirne schiacciata; in più di nove mesi ci siamo salutati solo dopo che ha capito che non potevo nuocere alla sua carriera; e dire che siamo coetanei, ma la mia peugeot anni novanta fa a pugni con la sua ambizione. I più stupidi credono che sia disposta a scendere a compromessi per una promozione, ennesima adepta del teorema Lewinsky; in verità il suo ego profumato è troppo rigido per piegarsi a scorciatoie simili. Lei vuole la promozione sul campo, i meriti di un uomo, le gioie di un uomo, le fatiche di un uomo, non l’orgasmo di un uomo. Lavora dalle otto alle dieci, quattordici ore in cui piscia solo due volte, si nutre con lo yogurt che fa fare la cacca e qualche carota, e un numero indefinito di sigarette sottili, aspirate fino al filtro. Il Preside non arriva, e allora si inizia da soli, ben coscienti di dover ricominciare da capo non appena si degnerà di fare i tre metri che lo separano dalla sua scrivania alla sala riunioni. Il clima è reso mesto dai dati dell’Illusionista, che snocciola una preoccupante situazione di mercato che lui stesso definisce come "contrattura periodica". Nelle facce di Scooby Doo e Rin Tin Tin si legge tutta l’ammirazione per il capo, nemmeno San Giovanni e San Pietro con Gesù. Smaila smanetta con il suo palmare, si vocifera che abbia casini con la moglie, qualche storiella in giro. La Brianza ha un eco inaspettato per raccontare il pettegolezzo. Quando tocca me è già troppo tardi, mi è scesa tutta da un pezzo; avrei bisogno di un caffè e di una sigaretta, di una persona felice con cui parlare, di qualche traccia di vita. Niente da fare. Mi toccano i cinque minuti di recitazione a braccio. Tre lucidi, grafici confortanti, dati sconfortanti, percentuali dubbie. Mi aspetto la contromossa dell’Illusionista, ma non ha nessuna ragione di fare battaglie con qualche ridicolo sottoposto. Il mio momento termina, solo una domanda dell’Elastica. Risposta corretta, fine della trasmissione. Chiedo scusa, ma ho da fare. Esco dalla sala riunioni. Caffè, due sigarette. Se ci fosse del rhum mi farei volentieri una bottiglia. Torno nel mio loculo, vicino all’ingresso del Pollaio, adesso deserto. Le segretarie ne approfittano per chattare, prenotare viaggi, massaggi, noleggi. Ho mezz’ora di tempo, fino alla prossima riunione con la Tartaruga Secolare e il Bulldog. Pianifico una telefonata alla Signora, un post sul Bradipo, due sigarette e un giro veloce in produzione. Parlare con gli operai mi rilassa, Milan, Veline, Luna Rossa, Macchine Truccate e Bevute di Provincia hanno lo straordinario potere di ridarmi qualcosa di umano. […]

Direttamente da "la legge del Pollaio", il prossimo racconto di cui ho chiaro in mente solo l’inizio.

Fattori Condizionanti del Condizionatore, e condizioni di utilizzo

Nella moderna multinazionale ci si fregia di utilizzare i più moderni strumenti per fare qualsiasi cosa, come ad esempio la tessera con chip per entrare al mattino (da cui le mie continue testate sulla porta scorrevole, mentre passo il bancomat sul lettore). Uno dei più moderni sistemi per rispondere alle domande è l’utilizzo di un consulente. Un pool di consulenti campeggia da due giorni nella Immensa Sala Riunioni per proporre alcuni servigi tra cui, la previsione del futuro. Tutto è nato in un pigro pomeriggio pre pasquale, seguendo la legge che dice che "un manager senza un cazzo da fare troverà qualcosa da fare, per affidare il compito al suo sottoposto". E così tra le scrivanie dell’ameno dipartimento commerciale, direttori e dirigenti si palleggiavano annose questioni che potrebbero essere riassunte con "cazzeggiamo tirando pasqua". Sicchè uno, molto allineato e coerente, in pratica un lecchino, si è posto la questione di come si possa interpretare la volontà del consumatore di domani. Insomma cosa ci succederà domani? E dopo domani? Seguendo un’altra legge fondamentale della grande multinazionale, quando un manager non è in grado di rispondere a una domanda pone la medesima al suo sottoposto. Se lo schiavo è in grado di rispondere, il manager si fregerà di aver avuto un ottima intuizione nel passagli la domanda, in caso contrario ci si affiderà a una delle numerosissime società di consulenza che aspettano fuori dal cancello principale. Il consulente, nella maggior parte dei casi, è paragonabile ai piccoli uccellini che vivono sulla schiena del rinoceronte. Il rinoceronte li lascia vivere sulla sua schiena perchè non ha tempo di occuparsi di pulci e parassiti, e l’uccellino svolge il suo compito ingrassando placidamente. Nessuno si potrà mai permettere di dire al rinoceronte che, con un tuffo in una pozza, la maggior parte dei suoi problemi di parassiti sarebbe risolta. Allo stesso modo, il consulente toglie pulci e parassiti all’elefantiaca azienda, senza in verità mai suggerire un bagno purificatore, ma limitandosi a piluccare con il suo becco.

Per una complessa questione gerarchica, sono stato sorteggiato per estrapolare dai suddetti consulenti alcune risposte sul nostro futuro. Così, questa mattina ho preso contatto con loro, per familiarizzare con la specie. Sono tre, vestiti impeccabilmente e leggermente lampadati. Il più grasso dei tre sembra essere il capo, innanzi tutto per il telefono palmare grosso come una bibbia, che continua a suonare con imbarazzanti canzoncine. Vicino a lui siede il più giovane, magro e allampanato, che a quanto ho potuto vedere ha la semplice funzione di fare cenni di assenso per ogni cosa che il grasso dice. Il terzo è portatore sano di occhiali anni 70, caratteristica che me lo rende già da subito simpatico. Il difficile compito di temporeggiare e cercare scuse è affidato a lui, che smanetta su fogli di excel e lucidi di power point per tentare di stordirmi.

Ho pensato fosse amichevole portare al meeting un improvvisato vassoio di brioches e caffè. Ho scoperto che la loro scala gerarchica prevede che solo il grasso si nutra, divorando due cornetti con tanto di pioggia di zucchero a velo sulla giacca. Il pivello e il temporeggiatore possono guardare il capo che si nutre, ed eventualmente mangiare gli avanzi. Il grasso, ancora con la bocca piena, mi comunica che, dai numeri in loro possesso, un radioso futuro attende la multinazionale. Grandi orizzonti e immense possibilità, interi tir di soldi, promozioni e successo per tutti i manager. Mentre lo ascolto mi rendo conto che è perfettamente inutile prendere appunti, perchè l’occhialuto spiattella tutto sullo schermo scrivendo in tempo reale le massime del grassone.

Grasso: " E’ ovvio che dinnanzi a una costante erosione di prezzo il consumatore standard si troverà sempre più orientato per un acquisto di marca. E qui entra, giocoforza, il brand: impronteremo campagne con claim che favoriscano la marca e il messaggio di semplicità ed economicità".

Sul proiettore scorre un lucido con una donna di colore che sorride, sullo sfondo ci sono grattacieli ritoccati su cui si riflette un cielo azzurro e un sole perfetto. Un immagine che andrebbe bene per qualsiasi prodotto, concetto o verità si voglia sottolineare.

Il pivellino annuisce, perfettamente calato nel ruolo.

Grasso: "Avere strumenti preziosi come il nostro sistema di ricerca e sondaggio vi consente di ottenere i dati sensibili dei consumatori, per orientare la campagna verso i target più adeguati. Non si potrebbe fare, ma quante cose nella vita non si possono fare? E sono le più belle" Il Grasso ridacchia teatralmente con sguardo allusivo, come se sottointendesse che entrambi andiamo a travestiti la sera. Il Pivello ride di gusto, forse memore dell’ultimo puttan tour con il suo capo.

Grasso: "E poi c’è il fattore ambientale, che gioca a nostro favore".

Sullo schermo compare un mappamondo con un sacco di dati percentuali.

Grasso:" Il surriscaldamento terrestre è la nostra arma migliore: in questo senso mi sento di suggerire di orientare la produzione di una linea verde, ecologicamente allineata, che sfrutti il doppio gioco: prodotto ecologico che combatte il surriscaldamento terrestre mentre rinfresca".

Ricompare la misteriosa nera sorridente sullo schermo. Io capisco poco, ma prendo per buona la capacità teatrale del grassone.

G:" Per questo, voi dovete insistere sul nuovo concetto di condizionatore".

Mi vede sussultare sulla sedia e si ferma.

G:"Qualcosa non va?"

F:"…."

G:"no no, mi interrompa pure".

F:"ha detto condizionatore?"

G:" Si, so che il termine giusto è termo convettori, ma sono chiamati condizionatori da tutti"

Il Pivello da la sua approvazione alla sferzata del suo capo. Il tipo anni 70, non sapendo che lucido piazzare, mi ripropone la nera sorridente.

F:"il problema è che noi non facciamo condizionatori…"

Il Grassone mi guarda, poi si gira di scatto verso il pivello, e poi guarda il tipo anni settanta, che ripropone il mappamondo con tutte le percentuali.

G:"In che senso?"

F:"Nel senso che noi non abbiamo mai prodotto, ne credo mai lo faremo, condizionatori, termo convettori o quant’altro".

G: "Avete una divisione che lo fa?"

F:"Si, certo, in Corea".

Il resto della mattinata è una splendida piece teatrale in cui il gioco è trovare il colpevole della vergognosa cazzata, che non viene mai chiamata con il suo nome, ma misunderstanding, splittamento, incomprensione, errore di gestione.

Sul finale della piece, uno stremato Pivello comunica al suo Grasso capo che la nostra azienda ha chiesto ANCHE una consulenza sui condizionatori, la cui presentazione è nel pomeriggio e da un’altra parte. Da diverse ore il tipo anni 70 ha smesso di madare immagini politically correct sullo schermo, limitandosi a un logo aziendale nero su bianco.

Lo spettacolo si chiude con la comparsa del mio supremo capo, il Sommo Direttore Marketing e Strategie, taumaturgo e santo che poche volte occupa gli spazi comuni come le sale riunioni, preferendo altri luoghi più consoni. Con un lungo tam tam aziendale, la voce è giunta fino al Santuario Direzionale dove vive, tra le valli del Tibet.

In sala riunioni sono presenti: Direttore Commerciale, sudato e diretto responsabile della minchiata. Direttore Comunicazione, troppo vecchio e troppo vicino alla pensione per essere preoccupato, Segretaria Direzionale, in piena sindrome premestruale, con tanto di tic all’occhio destro, due commerciali di passaggio, ben contenti di godersi lo spettacolo, il sottoscritto, e il trio comico dei consulenti.

Mi piacerebbe citare alcune delle rare bestemmie pronunciate e solo parte dei chiari riferimenti ai costumi sessuali della madre del Direttore Commerciale, ma la Censura e il buonsenso me lo impediscono. Non ho certezze sulla madre del Direttore Commerciale, anche se per la maggior parte delle cose mi trovo perfettamente daccordo, mentre dubito fortemente che Dio abbia mai fatto l’Operatore Ecologico e il Camionista. Per solidarietà umana guardo il Pivello, lui ricambia con odio: dopottutto è la fanteria quella che viene decimata dagli attacchi aerei

Sempre Fidelis

My name is Frenkie Minkia, from Sicily

La mia professoressa telefonica di inglese è cambiata. Non tutti possono permettersi il lusso di avere una professoressa telefonica di inglese. Non che io possa permettermelo, ma la Multinazionale ha deciso di migliorarmi, pertanto mi ha iscritto a un costoso corso il cui meccanismo è sorprendentemente semplice. A qualsiasi ora del giorno e della notte tu puoi farti telefonare dal tuo Teacher, per stare una mezz’oretta impegnato a fare improbabili discussioni in inglese su varie amenità, preferibilmente collegate con il tuo lavoro. Dato che l’amenità principale collegata al mio lavoro sono i viaggi, si finiva sempre con il parlare dei posti che avevo visto, e la mia Professoressa Telefonica si abbandonava nel flusso dei suoi ricordi, raccontandomi di quanto fosse bella Firenze rispetto a Minneapolis oppure Londra rispetto a Bari. E a me non dispiaceva, perché sentivo di fare del bene a questa persona sconosciuta dall’accento comico, che si sforzava di parlarmi scandendo le sillabe e sottolineando le esse.
Di contro, nella valutazione delle mie performance linguistiche (la pagellina da consegnare alla sospettosa Manager HR della Multinazionale), la mia Professoressa era davvero di manica larga.
Il mio reale livello di inglese è rimasto pressoché invariato, ma è da sempre che è così. Non sento la necessità di migliorare la mia conoscenza di una lingua in cui sono già in grado di esprimermi per recuperare delle sigarette, ottenere del rhum e ordinare da mangiare.
Con questo nuovo lavoro ho dovuto imparare alcune espressioni tipiche del servilismo, grazie alle quali riesco a esprimermi correttamente con i miei superiori. Ad esempio:
 
Italiano: “ vorrei un aumento”
Inglese: “ Sono molto orientato al raggiungimento dei miei target, e mi sento parte di una grande squadra. Eppure mi rendo conto di avere ancora molto da imparare dalle Menti Illuminate che guidano questa azienda”.
 
Italiano: “ A me sembra una minchiata.”
Inglese: “ Ottima Idea! Devo solo ristudiarla, ti ringrazio per il prezioso contributo”
 
Italiano: “ Personalmente ritengo che sei un coglione”
Inglese: “ Mi stupisce trovarmi così d’accordo con le tue posizioni”.
 
Piccole cose, insomma. Sfumature nell’ uso di una lingua in cui Tu e Voi si dice allo stesso modo.
 
Ma da ieri la mia Professoressa Telefonica è cambiata. Una intraprendente coreana, con uno stravagante accento cinese. E, stranamente, oggi ho ritrovato una valutazione più bassa rispetto al solito e, soprattutto, dei Compiti da fare per la prossima lezione.
Qualcuno dice che gli esami non finiscono mai, e mi trova perfettamente d’accordo; preciso però che io ho smesso di studiare in seconda elementare e non ho nessuna intenzione di ricominciare per preparare una ricerca sul sistema sanitario del New Mexico. Punto.
 
 
“Plonto?”
“Si?”
“Hai plepalato ricelca su nuovo mehico?”
“No”
“Questo influilà su plepalazione genelale”
“Lo so”
“Folse non falai calliela in Multinazionale che paga me glandi soldi”
Forse”
“Non sei pleoccupato?”
“Non direi”
“…”
“Posso chiederti una cosa?”
“Si dimmi. Vuoi fale domande su lingua?”
“Solo chiederti se da piccola sognavi veramente di chiamare in italia e parlare del sistema sanitario del nuovo messico…”
“Folse non ho compleso la domanda. Sai che devi mettere ausilialio prima di sogeto? Vuoi ripetele?”
“Non pensi che, visti da fuori, sembriamo davvero dei deficienti, io e te a centinaia di chilometri di distanza, impegnati a parlare di cose stupide mentre il mondo ci scorre di fianco?”
“…”
“…”
“Tempo finito. Voto queta lezione moto basso. Plossima lezione paliamo de sistema elettorale filippino. Ciao”
 
 

El Matador

 

Nel palinsesto della Grande Multinazionale, va in onda in questo periodo la miniserie “Venditori”, struggente fiction sulla vita di alcuni venditori nel periodo più caldo dell’anno, ovvero quando vengono decisi incentivi e promozioni. In un’ottica educativa, tale fiction deve essere visionata da tutti coloro che intendono intraprendere il misterioso percorso professionale del venditore, pertanto le repliche andranno avanti fino a primavera inoltrata.

Tutte le comparse sono avvisate, e si prega di attenersi alle seguenti norme:

In primis presentarsi in ufficio per le otto: sappiamo benissimo che nessun venditore è in ufficio prima delle dieci, ma sotto periodo di incentivi bisogna far sembrare che l’azienda sia importante.

Non lavate la station wagon aziendale, deve sembrare sporca e vecchia. Cercate di arrivare per primi, per parcheggiare vicino al posto riservato al Direttore, in modo che al suo arrivo lui possa avere la sensazione che la flotta aziendale necessita rinnovamento, e soprattutto la vostra macchina. (un piccolo accorgimento: togliete il porta sci, che vi fa sembrare ricchi).

Frequentate assiduamente la macchinetta del caffè (ma questo lo fate già spontaneamente), armandovi di misteriosi faldoni e grandi raccoglitori pieni di fogli.

Fatevi chiamare da mogli e amici durante le riunioni e rispondete in inglese. Scandendo bene, parlate di fantomatiche gare d’appalto faraoniche e giganteschi business. Quando riattaccate, con distacco chiedete scusa per l’interruzione.

Producete carta, compilate moduli, iscrivetevi a corsi aziendali serali, insomma fate in modo che il vostro nome venga scritto il più possibile. In casi estremi, utilizzate la tattica dell’offesa ai cessi: scrivete con un pennarello indelebile il vostro nome e cognome sui muri dei bagni, seguito da finte offese tipo: c’a l’amante- ti o visto – se la fa con la XY (ricordatevi gli errori di ortografia, sono essenziali).

Fingete di essere un team: invitate i colleghi al caffè, producetevi in complimenti sulla pettinatura, sul colore della pelle e su altre amenità.

E in ultimo, lanciate occhiate di complicità al vostro direttore durante la pausa pranzo. Lui ha sempre qualcosa da nascondere, e voi dovete fingere di sapere di cosa si tratti.

Se proprio siete indietro con queste tecniche, rinnovate il vostro amore per la Segretaria di Direzione, parlandole di come stia andando male con vostra moglie. Invitatela fuori a cena, e fingete passione adolescenziale nel baciarle le mammelle cadenti in uno squallido motel di provincia. Questo potrebbe essere di aiuto per sapere qualche notizia con anticipo e per pianificare le contro mosse.

Nel caso il vostro Direttore fosse donna, fingetevi non interessato a lei sessualmente (mentite), e anzi dimostratele il vostro alto valore morale indossando con fierezza i panni del padre responsabile: riempite di foto il muro dietro la scrivania e chiamate vostra moglie davanti alla Direzione utilizzando termini quali: Cucciola, Saccottino, Amore Mio, Panterina. Alludete inoltre ad una vita sessuale attiva, e un’intensa attività familiare.

Se siete donne e avete davanti un Direttore uomo, inutile sprecarsi in tutto ciò che è stato scritto fino ad ora. Aumenti e incentivi sono direttamente proporzionali alla capacità di scendere a compromessi. Il termine scendere a compromessi include: quel motel tragicamente trash, le prestazioni minimali del Direttore, alle quali rispondere con simulazioni di orgasmi cosmici, e fingere che l’alito del Capo sia come un prato di lavanda. Gli appetiti sessuali del Direttore sono solitamente legati alla sua insoddisfazione personale. La mancata realizzazione come uomo  In ogni caso, non cedete mai al ricatto della professionalità: tutto si gioca sul sesso.

Se siete donne e il vostro direttore è donna, sono sinceramente dispiaciuto. 

Nessuno, ripeto nessuno, è autorizzato a lasciare il posto di lavoro prima delle ore 19, anche se dalle 14 non c’è più niente da fare.

 

Per te, piccolo nuovo arrivato, che sei costretto a fare il number cruncher per dare in pasto alla Direzione in numeri con i quali deciderà il futuro della forza vendite, non c’è gloria. Nessuno ti saluta più e quando bevi il caffè ti accorgi di essere solo: è il prezzo della conoscenza. Tu volevi capire il mercato, tu dici di essere in grado di capire le dinamiche, e tu adesso paghi il dazio di essere dalla parte sbagliata della barricata. Per te ci saranno incentivi commisurati a quanti ne farai fuori. Non fingere che ti dispiaccia, in verità te ne fotti. Sei un bambino che sta imparando a parlare, e provi i suoni delle parole nella tua bocca: pianificazione, trend di mercato, riduzione dei costi, spirito di team, collaborazione per l’obbiettivo, gestione delle risorse, curve di erosione, piani di produzione, pietre miliari, valori, missioni, competitività, sviluppo: mille modi per descrivere quel bastone che tutti hanno in culo, e che tu devi giustificare.

In ultimo, ti ricordo la corretta declinazione del verbo performare, che usi più di tutti:

 

Io Performo Benone

Tu Performi, ma puoi migliorare

Lui performa, male

Noi Performiamo,  come squadra

Voi Performate, o state a casa

Essi performano, poco e male.

 

 

PS: ti rendi conto che ieri hai detto: “ Se il trend prevede realmente un dieci, ci costringerà a performare ancora meglio sui mercati emergenti”? Te ne rendi conto? Perdio, se fossi in te mi vergognerei.

Promemoria Sale & Limone

Mail di richiesta di aiuto del Franz:

"caro xxx, mi dai una mano? Ho problemi a leggere le mail quando sono in giro. Grazie, ciao"

Risposta

"E’ sufficiente collegare il telefonino in modalità remota, stabilendo una connessione IrDa o BT. Se non ci riuscissi puoi mettere in piedi una micro lan, magari utilizzando il cavo del telefono dell’albergo, e hackerarti al ISP più comodo per poi loggarti sul nostro pww. Spero di essere stato chiaro. Ciao"

Io, personalmente, stabilirei delle normative per cui i tecnici pc e gli smanettoni in genere debbano essere sterilizzati e marchiati sulla fronte con una grossa @. Ben visibile, per carità, che tutti possano sapere con chi stanno per avere a che fare.

Tutto Lucido su un Lucido (occhio a non scivolare)

Questo racconto può essere letto come accompagnamento a del buon rhum, o al massimo a del discreto vino. Essendo un racconto in mi – necessita di una colonna sonora accuratamente selezionata, come ad esempio l’accensione di una vespa ingolfata o uno sciaquone tirato di fretta, o anche entrambi mixati. La lettura del seguente brano è fortemente sconsigliata a chi ancora crede nelle sue ambizioni. Ah, e ricordatevi di non miscelare mai rhum e ambizioni, per evitare pericolose esplosioni euforiche, totalmente inguistificate per la nostra generazione.

Sono le otto. E tu avevi puntato la sveglia alle 6.48. Non per arrivare con largo anticipo, con la classe di chi domina il tempo, ma per la semplice ragione che le seiequarantotto è già tardi. Sono le otto, tua moglie, con cui ancora condividi il letto, ha passato una notte intera a sognare di essere Varenne, scalciando e occupando due terzi del letto. Tu, che con un cavallo non vorresti mai dormire, hai anche pensato che ti sarebbe piaciuto addormentarti, ma la puledra non conosceva stanchezza. Sono le otto, e sei stanco come se fossi alla fine di una giornata, che non è un bun segno. Sono le otto e dodici, e sei in macchina. Di questi tempi ti capita di confonderla con un frigorifero, non vorresti mai che nel lento risveglio del mattino, così distratto, ti fossi infilato nello Smeg Verde Pistacchio. L’unica è provare ad accendere il tutto. In effetti parte, deve essere quasi sicuramente la macchina. Sono le otto e venticinque, e la tangenziale ha già visto un paio di ore di facce incazzate e gomme veloci. Ti accendi la prima sigaretta, per mantere alta la bandiera del salutismo, e tiri anche giù il finestrino, per condire il tutto con qualche etto di pm10 e altre schifezze. Alla radio non c’è Platinette, ed è la prima buona notizia. Scoprirai presto che rimarrà l’unica. In ufficio ci entri che sono le 9.35. Appoggi giacca e borsa, cerchi la chiave del distributore automatico, ti infili in corpo un caffè che del caffè ha solo la caffeina. Fingi anche che ti piaccia. Il clima è sospeso, come se di li a poco si giocasse una partita importante. In effetti da li a poco si giocherà una partita importante. E tu sei proprio in mezzo. E pensi che sono solo le 10.00.

Intervallo: pubblicità: due uomini nudi corrono su una spiaggia deserta, si girano di colpo: sono il tuo capo e il suo capo, che è il tuo capo al quadrato ( e di conseguenza ti fa il culo al quadrato).

Proprio mentre i due si avvicinano correndo verso di te ti svegli di colpo. Ti rendi conto di esserti ancora una volta addormentato in aereo. Pensare che avevi paura di volare. Dovrai muoverti a trovarti un’altra paura, questa è scaduta. Sei a un’ora dalla tua partita, la tua prima apparizione in Serie A, e senti chiaramente i primi segni di cedimento. Una persona responsabile si sarebbe ripassata qualche pezzo, per fingere di improvvisare più tardi. Perchè hai capito solo adesso che non improvvisano, recitano. Ma tu, che in fondo rimani un coglione, magari con una cravatta carina, ma sempre un coglione, ti riaddormenti. Ti svegli durante l’atterraggio. Appena fuori dall’aereoporto cerchi l’appoggio di una sigaretta. Sei in una delle più belle capitali europee, ma potresti essere tranquillamente a Genova Brignole. Il taxi corre verso l’albergo. Ah, sono passati venti minuti dall’una, per la cronaca. Davanti all’albergo fumi una sigaretta con quattro tiri, ti infili una cicca in bocca per l’alito. C’è anche scritto che ti fanno i denti bianchi, e allora per scrupolo te ne infili altre due. Hai sempre invidiato il sorriso degli attori, con quel bianco vernice che spunta tra le labbra rosse. Appoggi borsa e giacca su una poltrona di velluto che costerà circa come la macchina che guidi. Ti fiondi in bagno. Bevi dal rubinetto del lavandino un sorso d’acqua, retaggio di quando eri povero. Ehi, aspetta un attimo, tu sei ancora povero. Esci dal bagno, giusto per constatare che un ricco buffet offre litri e litri di acqua fresca. Ti ci sta giusto una sigaretta prima dell’esecuzione. Un turbinio di informazioni ti martellano il cervello.  -la crescita percentuale è stimata al 12%- molti accuseranno un duro colpo nel secondo quadrimestre del 2007- il portafoglio di prodotti ha subito una delicata analisi swot per verificarne forze, opportunità, debolezze e paure- l’approccio relazionale prevede una forte azione di influenza su alcuni key players- molti esseri umani vivono con meno di due dollari al giorno, ma questo credo non centri con il resto.

Secondo Intervallo: Dio è seduto nel suo ufficio. Sembra decisamente incazzato. Quando compaiono quattro angeli si gira verso di loro e li saluta facendoli accomodare.

Dio: "volete qualcosa da bere?"

i quattro declinano cordialmente

Dio: "Ho voglia di un thè verde". Schiaccia l’interfono, una squillante voce risponde. "Portami del the verde, Maria Maddalena"

MM: "Ehm, credo non sia possibile".

Dio:"Perchè?"

MM: "Sono mesi che non piove sulle piantagioni cinesi, Mio Signore. Questo ha portato a una disastrosa distruzione di diverse piantagioni, e molti contadini sono senza lavoro. Noi non lo importiamo più, per favorirne il commercio sulla terra".

Dio alza perentorio un dito. Di colpo si accende un monitor, su una rinsecchita piantagione di thé. Dio punta ancora il dito verso lo schermo: immediatamente un diluvio scoppia sulle piccole piante verdi.

MM:" Mio Signore, così facendo rovinerà la sorte di molti uomini, le cui case crolleranno per la pioggia".

Dio alza ancora una volta l’indice. Nel monitor compare Maria Maddalena nel bel mezzo della piantagione di thé.

Dio, ridendo sotto la barba: "Torna presto, contadina". "Allora, dobbiamo fare questa riunione di marketing strategico, giusto?"

Gli angeli, terrorizzati, fanno cenni con la testa.

Dio: "Penso di avere ragione io, non credete?"

Angelo Ezechiele: "in merito a che cosa, Mio Signore?"

Un fulmine brucia di colpo Ezechiele.

"Che ne dite?"

"Ha perfettamente ragione, Mio Signore", rispondono gli altri.

"Beh, allora credo che la cosa finisca qui. Qualcuno di voi mi trovi della Red Bull".

Gli Angeli volano fuori dall’ufficio.

"Ah, e non tornate con qualche cazzata sulla siccità. La Red Bull è austriaca e tutta chimica".

Ti siedi al tuo posto. Sai che è il tuo posto per il semplice fatto che c’è il tuo nome. Sporfondi nella poltrona di pelle. Vorresti avere la freddezza di studiare le facce di chi ti sta di fronte. Anche perchè è gente che rivedrai, nel migliore dei casi, fra un anno esatto. Sul telo in fondo alla sala viene proiettato il tuo nome appena sotto alla scritta: "Marketing Strategico, piano e visione". Di colpo hai la necessità di scambiare il cartellino del tuo nome con il vicino. Non te ne danno il tempo. Sono ventotto lucidi, cento quarantasei punti, dodici grafici, e poca fantasia. E tutti dicono semplicemente quello che loro hanno pensato fosse necessario. Solo che desiderano che sia tu a dirlo, per non prendersi il peso di pensare veramente di averlo detto. E di colpo loro si scoprono estremamente divertiti nel correggersi, appuntare modifiche, trovare incongruenze, ventilare alternative, sospettare fallimenti,  prospettare errori, suggerire correzzioni. Prima parlano, poi si contraddicono, e insieme giungono alla stessa conclusione di prima, chiamandola in un altro modo. A questo deve essere servito il master in America. In effetti pensano esattamente come Bush. Per un attimo ti accorgi di essere un soldato semplice, sbattuto in mezzo al deserto. Quando a infierire si aggiunge anche il tuo capo, ha il buon gusto di definire il tutto come un "insieme di critiche costruttive". Decidi di colpo due cose: la prima è di non rispondere. Sarebbe perfettamente inutile. Loro occupano poltrone che scottano, e il miglior modo per bruciarsi è rispondere. Con un loro stipendio ti pagheresti casa e box, con la rimanenza compreresti anche una moto nuova, ma questo non giustifica che tu possa rispondere, anzi non centra proprio nulla. La seconda decisione è perentoria: ho smetti di dormire, e quindi eviti di fare sogni premonitori, oppure eviti di uscire di casa nei giorni in cui sogni di essere stirato da un treno o inculato dal capo. Il tutto finisce come è iniziato. Ti ritrovi davanti al buffet imbandito con frutta di stagione (in Venezuela è la stagione, ma è irrilevante) e con acqua fresca. Ti hanno fatto uscire, il tuo tempo è scaduto. Adesso le poltrone bollenti discutono di affari importanti. Il discorso si è concluso con le stesse premesse con cui è iniziato: loro hanno pensato, si sono corretti, hanno ripensato, e tu metterai in pratica. Decidi di andare in bagno a bere, retaggio della tua nobile estrazione sociale. Mentre aspetti giri per l’albergo. Sembra un film sulla Principessa Sissi. Se gli alberghi devono assomigliare a casa, tu non assomigli per nulla a quella gente, perchè in casa non metteresti mai le tende di velluto rosso con i bordini dorati. Speri che tua moglie non lo faccia mai, e speri di non sognarlo.

Sull’aereo che ti porta verso casa subisci una breve, intensa e commossa paternale per la tua inesperienza. Sempre meglio che addormentarsi e sognare di essere montato da un ippogrifo. Pensi che la droga ideale non è la cocaina, ma la marijuana. La coca è per chi vuole godersi questi momenti. E non sei tra quelli.

Sono le sei e un quarto, e ci metti venticinque minuti a ritrovare la macchina. Cerchi disperatamente di ricordarti il numero del parcheggio, ma ti vengono in mente nell’ordine: pin del bancomat, pin del telefonino, password della mail, codice di sicurezza dell’armadietto della palestra in cui andavi due anni prima).

Mentre cammini per il parcheggio schiacci nervosamente il pulsantino del telecomando. Prima o poi suonerà. Sono le sei e trentacinque, e una macchina risponde al richiamo. Ci sali e sembra di entrare in un frigorifero, sei certo che si tratta della tua.

Quando arrivi a casa ti riproponi di indagare sui gusti di tua moglie a riguardo del velluto rosso con i bordini dorati. Nel frattempo ripassi mentalmente il processo per il quale se tu dici una minchiata rimane una minchiata, mentre se a dirla è un top manager si trasforma in una mission. Il fatto che sia impossible rimane nella sfera professionale denominata: sono cazzi acidi tuoi. E di colpo hai la percezione precisa di un rapido dolore appena sopra il fondoschiena.

Ancora dopo cena guarderai la parete bianca della cucina, e proprio sul puntino imperfetto su cui si è fermato il pennello dell’imbianchino sussurrerai a tua moglie: "Tu non sei una da robacce di velluto, vero?" Sarà nel suo stupore per una domanda così stupida che ti ritroverai finalmente a casa.

Ah, almeno a casa puoi bere dal buffet (tanto lo stai pagando tu).

 

E una contadina 50 anni e 5 figli

Generalmente, generalizzare non è una buona cosa. Tanto più che è considerato un sintomo di ignoranza e pochezza. Io adoro generalizzare. Di qualsiasi cosa si parli, mi piace molto trovare un finale generalizzante.
Amico: “Comunque è stato un bel concerto”
Franz: “Mah, sono sempre belli i concerti, in genere”
La Signora ( ansimando): “E’ stato stupendo”
Il Franz (rantolando): “ E’ sempre stupendo, generalmente”
(La Signora non risponde, si alza e chiama sua madre piangendo)
 
Qualche volta mi fa tremendamente piacere fare le doppiette:
 
L’Elegante:” Ah, io non voglio più venire in centro a bere. Non c’è posto e poi è pieno di gente di merda”
Il Franz: “Mah, in generale il centro è pieno di gente di merda, e tutti cercano parcheggio in centro”.
L’Elegante: “ Cosa fai ripeti quello che dico?”
ilF: “No, generalizzo, mi da sicurezza. Dovresti provare”
L’Eleg:” Ma in generale tutti quelli come me odiano venire in centro”.
Il F:” …?”
L’Elegante:”E’ veroooo! sto già meglio…”
Il Franz: “Mah, generalmente si sta sempre bene dopo un cuba. E generalmente si sta bene dopo aver generalizzato. In genere fa bene bere e parl…”
L’Elegante (andandosene di colpo): “Fottiti, brutto psicotico”
Il Franz: “In genere è meglio soli che male accompagnati”.
 
Che ci posso fare, mi da sicurezza. Generalizzare mi da dei paletti in cui infilare un discorso. E’ inutile, filosoficamente parlando e anche praticamente, perché non cambia assolutamente nulla. Ma in compenso da parecchia sicurezza. Coloro che non si fidano provino. In generale funziona già dal primo tentativo. In generale:
 
i ristoranti cinesi costano poco
i neri hanno il pisello lungo
i migliori giocatori di scacchi sono russi
a Ibiza ci vanno i tossici
a Formentera ci vanno i fighetti
una donna ubriaca sarà più facilmente circuibile
Milano è una città cara
Tutti vorrebbero andare in vacanza per un mese alle Fiji
I giapponesi sono bassi e brutti
I francesi non sanno l’inglese
A Londra piove sempre
 
Bene, se su 11 frasi vi trovate d’accordo con almeno 7 frasi, non dico che voi amiate generalizzare, ma il vostro subconscio si.
Il mio (subconscio) DEVE generalizzare, per ritrovare facilmente degli appigli. Quando mi avvicino a un turco, mi arriva l’informazione “i turchi puzzano” e il mio olfatto si prepara, anche se ho conosciuto un solo turco ( e contestualmente emanava odore di cipolla, copertone, sigaretta scadente e tartaro). Quando viaggio in aereo subito percepisco che “il tuo vicino sarà sempre il più rompicoglioni possibile”,(colpa di quella troia grassa che su 9000 kilometri me ne ha fatti passare 7000 ad alzarmi e sedermi, per farla passare) e mi indispongo a priori. (in generale dovrebbero mettere dei cartelli al check in con scritto: Pisciate Prima)  E’ bello generalizzare, abbatte molti limiti culturali.
 
Meno bello è quando tu sei oggetto di facili generalizzazioni: proprio mentre mi rollavo una sigaretta è passato il Direttore Generale, Supremo Leader Indiscusso, Geniale Manager e Capitano del Vascello, Oracolo del Mio Destino, Amabile Compagno di Viaggio, Insuperabile Umorista, Grande Interista come Me ( sorvolate, in generale leccare il culo fa fare carriera. Si diventa interisti prima o poi nella vita. Succede). Mi osserva e poi:
Direttore Generale: “Ah, qui ci si fa gli spinelli”
IlFranz:” niente più che ottimo tabacco inglese”
Direttore Generale: “Eh, ma chi rolla il tabacco si rolla le canne!”
IlFranz:”ma lei generalizza…”
Direttore Generale: “Difficilmente sbaglio…”
 
Chissà come si sente uno che sa che parte della strategia aziendale è fatta da un tossico. E tutto perché generalizzava.
 
Diciamo che, in genere, generalizzare è sbagliato. Ed è sintomo di stupidità e di grossi limiti.
Assumerò delle benzodiazepine per questo, anzi del rhum: dicono che in generale sia meglio delle medicine.

Non sembra, ma il tempo passa. E ci sono vari modi per verificarlo: dal classico orologio, all’unto sui capelli. Passano i giorni, le settimane, i mesi. Io ho una perfetta collocazione spaziotemporale del mio ego: in parole povere, riesco a percepire il passare del tempo e gli spazi che mi stanno attorno. Tutto questo per dire che mi sentivo quasi in colpa per non aver scritto qui sopra per tutto questo tempo. Volendo fare un processo ai sensi di colpa bisogna prima dire che: scrivendo qua sopra non ci guadagno gran che ne in fama ne tantomeno in soldo. Si può ben capire come famosi bloggers traggano guadagno dallo scrivere sul loro blog: nel mio caso è addirittura il contrario: trattasi di una spesa. Ma a questo ho prontamente rimediato. Nella casa nuova ho subito fatto mettere Fastweb. Subito significa che in un paio di mesi forse potremo usare il telefono. Ma nella mia francescana semplicità ho dimenticato l’elemento portante: un pc. A questo ha rimediato Monazzo, regalando alla neonata Famiglia un portentoso Media Center super Digital Audio Fiber Now Net Wireless Power Tower Anal. Esso è un oggetto piccolo e luccicante, che è molto più di un pc. Come una tribù di aborigeni, io e la Signora, non sapendo bene come usarlo, lo abbiamo messo su un tavolino, con due ceri di fianco e dei fiori freschi di giornata. A lui tutte le sere facciamo delle offerte votive per accaparrarci il benvolere degli dei Wireless. Non ultimo si consideri che io adesso lavoro in una

MULTINAZIONALE

sarà forse questa la ragione del lungo silenzio? Sarà forse questa la ragione di tanta calma piatta?

Ebbene si.

Essa è la causa di tutto, l’origine e la fine di ogni uomo, l’alfa e l’omega del commercio. Io, dipendente numero 154002010010, sono solo un piccolo tentacolo della grande piovra, un semplice pelo della folta pelliccia.

Andiamo per passi: bisognerebbe spiegare che cosa sia una multinazionale. Ecco, su questo punto è semplice soprassedere limitandosi a dire che: c’è un’omino che fa l’operaio. Questo omino viene convinto da un marketing manager di avere bisogno di un lettore MP3. Un ingegnere e un designer pensano a come si possa fare. Poi danno tutto il lavoro all’omino, che lo costruisce, stando bene attento a risparmiare. Pochi giorni dopo l’omino può felicemente recarsi in un centro commerciale a comprare un lettore MP3. Nello specifico, io sono in un posto chiamato filiale produttiva. Essa è una sottoregione della multinazionale, abitata da operai e ingegneri. Ho molti pochi contatti con gli operai, perchè essi abitano strani posti chiamati linee di montaggio. Ho, invece, molti più contatti con gli ingegneri. L’ingegnere è un uomo che come il prete ha fatto una scelta totalizzante nella sua vita senza la necessaria consapevolezza. Diversamente dal prete, l’ingegnere difficilmente si pente della sua scelta professionale. Esso ha passato molti dei suoi anni migliori piegato su libri scritti in strani linguaggi. Una volta finiti gli studi gli ingegneri vengono comprati dalle aziende. Per le aziende avere un ingegnere è un po’ come avere un cane, con il vantagio che l’ingegnere vive di più e fa la pipì da solo. Noi abbiamo un grosso allevamento di ingegneri, chiamato reparto di Ricerca e Sviluppo. Qui stanno tutti insieme e fanno un sacco di cose indispensabili: provano l’esistenza di una sfumatura del grigio, cercano il nero assoluto, giocano con macchinari grossi e grigi, verificano tarature e pesi, controllano volumi e  passano interminabili ore a scrivere sul pc stringhe in strane lingue. Quando sono arrivati a un punto soddisfacente chiamano il loro allevatore, anch’esso ingegnere. Egli porta il frutto di tutti gli studi a delle riunioni pallosissime. Ma in una multinazionale il linguaggio è prezioso:  le riunioni pallosissime si chiamano "intrameeting". Durante questi sabba, altri ingegneri compiono strani rituali. Dopodichè viene deciso che il prodotto finale è: 1)molto remunerativo , 2) difficilissimo da copiare, 3) totalmente inutile. Soddisfatti dei primi due punti, gli ingegneri si buttano su qualche altra irrilevante scoperta. Per quanto riguarda il punto 3 entrano in gioco il Marketing e le Vendite. Tali reparti, essendo composti da persone normali e non da ingegneri, non hanno nessuna importanza agli occhi di tutto il resto dell’azienda. A loro spetta il semplice compito di spiegare al genere umano perchè dovrebbe spendere dei soldi per cose totalmente inutili. Qui entra in gioco un processo aziendale chiamato

Legge del Porto di genova ( conosciuta anche come il gioco dello scaricabarile)

Il procedimento è semplice: la fastidiosa questione del prodotto inutile viene esaminata dai Top Manager, che decidono di passare il tutto agli Area Manager. Dopo accurate riunioni e estenuanti partite a Pinball, il tutto passa ai Business Manager. Qui il tutto viene riesaminato: qualche timida critica viene fatta agli ingegneri, che minacciano di sguinzagliare gli operai ( e nello specifico i Mulettisti, che non sono figli di uomini di colore e donne bianche, ma sono i temibili guidatori del Muletto, ovvero zarri iperpippati con qualche abilità psicomotoria). E’ solo in questo momento che il Business Manager si accorge dell’esistenza del Marketing. Ecco che il tutto piove con precisone sulle spalle di inconsapevoli giovani, tra cui il sottoscritto, che possono solamente constatare di essere l’ultimo anello della catena alimentare aziendale.

Di tutti questi processi nulla trapela alla Direzione. La Direzione è situata nel corridoio più illuminato di tutta l’azienda. E’ un luogo ovattato e distante, molto vicino al coma. Qui tutto è pulito e lucido. Strane creature abitano la Direzione: giovani segretarie scosciate e vecchie arpie occhialute, che proteggono il prezioso contenuto delle Stanze Segrete. Nelle Stanze abita il General Manager. Esso è una creatura Illuminata e Potente. Il Suo Volere è il comandamento dell’azienda. Il General Manager si muove dalle Stanze Segrete solo per salire sulla Macchina del General Manager. Tale oggetto è solitamente una autovettura di non meno di 5 metri, parcheggiata esattamente sotto le finestre della Direzione e guidata da un semplice servo. Il General Manager comunica tramite mail che arrivano anche con il computer spento, in cui Esorta, Incentiva e Migliora. Pur essendo brianzolo verace, comunica solo in inglese, e con uno smodato uso di punti esclamativi, per sottolineare la positività del suo verbo. Più che un dirigente è una figura retorica. In tutta la multinazionale ci sono solo cinque General Manager, che si ritrovano in luoghi segreti per legiferare sul futuro del mondo.

Nel mio piccolo, affossato sulla scomoda sedia verde, sto imparando a muovermi e a comunicare. Sul muovermi sono a buon punto: ho individuato la mensa, la macchinetta del caffè e il cesso. Sul comunicare mi sono accorto di avere qualche lacuna. La lingua ufficiale è l’American English, scritto e parlato. E io, che credevo di essere uno molto easy con le lingue, mi sono accorto di avere un vocabolario molto vicino alla strada. So perfettamente come destreggiarmi in una conversazione sui prezzi della cocaina, ma arranco quando si parla di proiezioni di vendita. Sarei più adatto come produttore internazionale di Rapper, ma non mi sono dato per vinto. Devo solo stare attento a dosare i motherfucker e gli asshole che mi scappano delicatamente fuori dalla bocca.

E di tutto questo molto mi rimane dentro anche quando esco. La sera, davanti a un ottimo bicchiere di rhum decido di scrivere qualcosa e mi escono racconti stilizzati, con elenchi puntati e molti punti esclamativi.

La mia vita sessuale ha avuto un profondo cambiamento da quando so come ottimizzare i consumi per migliorare le prestazioni: per consumare di meno bisogna avviare la macchina produttiva a bassi regimi e non farla mai smettere di lavorare.

Non bevo più cuba, preferisco il rhum&cola (r’ahmencol’a). 

E piano piano riprendo i ritmi di sempre, perchè non c’è multinazionale che tenga: un ipocondriaco abitudinario psicolabile rimane sempre tale anche in American English.

A presto, scusate per l’assenza. fastweb permettendo le trasmissioni riprenderanno quanto prima.

Non dimenticatevi di: fare gli aguri a Giulia ( ma si, Giulia e Luca, i nostri amici espatriati) e alla Fede ( ma si, Ale e Fede, i nostri amici alcolizzati) per rispettivi compleanni. Fate i complimenti a Monazzo, che ha una nuova dimora, e a Renation, che finalmente dovrebbe entrare in possesso della sua. Pensate a Sabino, che forse lo vedremo a braccetto con Povia ( poveretti entrambi). Ridete dell’Elegante che sta per tornare a calcare i campi brianzoli ( tornei misti dell’oratorio si intende). E aspettatevi una grande festa Starsfucker quanto prima.