Caro Vincenzo Charles Chinasky,
non si sa bene come iniziare, quando si racconta qualcosa di troppo grosso per essere raccontato. Nei limiti della carta, dentro i confini di una tastiera, per niente aiutato dal cerchio alla testa disegnato da quell’ottima birra che continuava ad arrivare al tavolo, più puntuale di un treno. E’ stata davvero una fortuna, il caso di un invito, poter essere seduto in mezzo a un pubblico molto trendy, silenzioso, rapito, attento anche ai respiri, forse venuto ad ammirare qualcosa di diverso, la tragedia della normalità, la distanza tracciata tra gli schiaffi del mondo e uno (due con Vinicio) che li prende da una vita. Sembrava una messa, una strana liturgia, wodka al posto del vino, un piano come altare e quella strana doppia presenza di Mr. Mal e Mr. Pal. Difficile dire chi ha vinto davvero, tra voi due. Ha vinto sicuramente la poesia, il raccontare della cucina, i muri e dell’addormentarsi direttamente abbracciato alle gomme della Volkswagen. Ha vinto la poesia, a voi il merito di saperla raccontare, con un pianoforte e una voce segnata dalle sorsate di wodka. Per merito delle vostre braccia, questa poesia ha preso a pugni la vita, dritto dritto rovescio. Qualche gancio, jab e dritto ancora, aiutati dal conoscere ormai qualche colpo basso di troppo. Sapersi difendere è ancor meglio di saper attaccare, ed è così che ci si difende davvero. Con la poesia di tutti i santi giorni. Grazie, eccomi al punto. Semplicemente grazie. Forse sarà difficile da raccontare, ma è indispensabile sapere che c’è qualcuno che lo fa, lo fa meglio di te, lo fa da una vita. E forse piacerebbe anche a me, per il mio quarantaduesimo compleanno, sedere con un amico a leggere quello che la vita ci ha fatto scrivere, raccontandoci ancora perchè è stupendo trovarsi seduti insieme.
Fratelli, sono reduce da una serata molto importante. Complice il nostro Pugliese da Fatturato (al secolo Davide), sono finito alla Salumeria Della Musica a sentire Capossela e Chinasky. Probabilmente la serata migliore dell’anno, sicuramente la più utile. Assorbo lentamente, come una spugna zuppa, tutto quel fiume di wodka e parole che mi sono piovuti addosso, coltivando il seme del cambiamento. Perchè è sicuro che, come da ogni seme, un fiore, una pianta, un qualcosa verrà fuori. Nella lista di Natale, intanto, appaiono di colpo due dischi e un paio di libri non previsti.
Tra i brindisi di questo fine settimana, ci si ricordi anche Monazzo, il quale farà domani una delle cose migliori che si possano fare, dal mio punto di vista. Brindate con abbondanza, per epifanie e matrimoni vari, senza dimenticarvi di brindare a uno dei pochi poeti rimasti, Vincenzo Charles Chinaski.