La differenza tra amico e amante

  • e questo è lo scaffale dove metto le occasioni perdute.

Lo diceva indicando una parete completamente vuota. In verità tutto l’appartamento era vuoto, se non per una sedia in una grande stanza che avrebbe potuto essere una bella sala da pranzo, affacciata sulla via principale. La luce che entrava dai vetri era calda e i rumori del traffico si confondevano con il nostro camminare sul parquet.

  • in verità la mia grande passione sono i manuali. Ne ho di unici e di molto rari. Li colleziono da quando sono bambino. Il mio preferito è proprio questo: un manuale tunisino che divide i gemiti delle prostitute per tipo. In pratica ascoltando un gemito di una prostituta, si potrebbe capire cosa pensi veramente del suo amante. Rivoluzionario, non crede?

Mi limitavo a seguirlo, camminando a due passi da lui e sorridendo, per quanto possibile, al posto che rispondere.

  • ma si sieda, non perdiamo altro tempo. E’ venuta qui per un motivo ben preciso, non voglio farle perder tempo e nemmeno sembrarle molesto. Mi lasci solamente andare a prendere il mio quaderno. Intanto si metta comoda.

Dicendolo era sparito verso il corridoio, dipinto di un blu acceso che ricordava le pareti delle sale di attesa dei dentisti. Non avevo il coraggio di sedermi, ma mi sono avvicinata alla sedia, appoggiandoci la giacca e restando a guardare la finestra davanti.

  • eccomi. Ma su si sieda. Non sia timida. Si metta comoda. Dunque vediamo, le dispiace se io resto in piedi? Mi metterò davanti a lei, ma è irrilevante dove io sia. Ecco – mentre sfogliava le pagine di un grosso quaderno marrone – lei è qui per capire se c’è vita dopo la morte, sbaglio? Uh, no, era la signora prima di lei. Lei è Arianna. La mia Arianna. Che piacere, finalmente incontrarla. Lei vuole sapere la differenza tra amico e amante. Ora ricordo bene.

Seduta, con le braccia appoggiate sulle gambe, la borsetta sul grembo e lo sguardo fisso su quell’uomo, non sapevo bene cosa rispondere. Ho sorriso ancora. Lui si era girato verso una parete, armeggiando nel vuoto con fare molto soddisfatto. Si muoveva lento, come non potesse rovinare l’aria, che le sue mani attraversavano.

  • Eccoci qui. Questo manuale è una chicca. Pensi che lo ho comprato da un monaco nel deserto delle pianure lucane, durante una torrida estate di quasi trent’anni fa. Il monaco era già molto vecchio, sarà morto di sicuro, ma era una persona deliziosa. E poi, chi meglio dei monaci si intende di piacere e di amanti?
  • Io volevo solo dire che vorrei saperlo perchè sono molto confusa. Ecco, è proprio per me.
  • Ma certo, carissima Anna. Lo so bene che è confusa. Lei non vede nemmeno i miei libri. Penserà che sono matto, non vedendoli. Ma riconosco nel suo sguardo la paura. E domande così, ovviamente, si fanno solo per interesse. A chi interesserebbe sapere se quel signore che sta sempre in tabaccheria di fianco alla tabaccaia sia un amico o semplicemente un amante?
  • Forse il contrario, semplicemente un amico o un amante…
  • Ecco, Anita, vede che è confusa. Si sbaglia. E’ molto più semplice essere amanti. Cadere nell’incantesimo del desiderio. Di un corpo o della sua idea. Essere amici è un mestiere difficile, che va ben oltre il desiderio. Difatti gli amici si amano. Gli amanti amano loro stessi

Mi sentivo persa. Non capivo.

  • non capisce vero? Si vede dalla sua faccia, Aurora. Lasci che le offra un sorso di questo the, che faccio al pomeriggio. Sono erbe, ma tutte legali. Io le zucchero con del latte condensato, ma purtroppo, come vedrà, il frigorifero è spento. Quindi si dovrà accontentare.

E con un braccio teso, verso di me, aspettava che io prendessi il niente, dalla sua mano, aperta verso di me.

Ho alzato la mia mano, titubante. E ho incontrato la sua. Nella sua mano, di colpo, una tazza, azzurra, bassa, fumante.

  • ecco brava, ne beva a piccoli sorsi. Si rilasserà, mia giovane Adele.

Guardavo la tazza, poi guardavo lui. Incredula.

  • Che succede, piccola Amanda? Non credeva le porgessi un thè? No no, non ci pensi nemmeno. Niente a che vedere con quelle corbellerie dell’ultimo secolo. Anzi, se posso dirla tutta, il Piccolo Principe, con quella volgarità che l’essenziale è invisibile al cuore, ha rovinato molto più di una generazione. E ne rovinerà ancora, se non corriamo ai ripari. Mi lasci solo guardare in questo manuale, perchè cercavo una illustrazione per lei. E’ un piccolo acquerello che il monaco lucano ha voluto mettere nel manuale, per descrivere la differenza tra amici e amanti. Credo sia un dipinto originale del medioevo, ma è impossibile datarlo. Eccolo qui.

Ancora una volta, la sua faccia, soddisfatta, mentre le sue mani, vuote, sventagliavano l’aria.

  • Eccoci qui. E’ tutto qui, facilissimo. Glielo piego, le lo metto in una busta. Non lo rovini, Angela, per carità. Lo tenga qualche giorno e poi me lo riporti. Ma dove diavolo ho messo le buste trasparenti. Piccole canaglie, l’essere trasparenti le rende sfuggevoli alla mia vista consumata dagli anni. Eccoci qui. Ottimo. Se non le dispiace, devo accompagnarla, ho un altro appuntamento tra poco e vorrei bagnare i fiori. Quelli vicino alla finestra stanno reclamando acqua. Sono fichi d’India. Un miracolo che sopravvivano qui. Ma bevono. Eccome se bevono.

Accompagnandomi alla porta mi diede in mano una busta con un foglio.

  • ne faccia buon uso. E quando è pronta, torni. Sarà la nostra ultima seduta. Arrivederci Alessia!

Ho tenuto la busta nella borsa, per una settimana, senza il coraggio di aprirla, e nemmeno il coraggio di parlarne con nessuno. Non avevo nessuna intenzione di fare niente. Fino a quando sul telefono mi è arrivato un messaggio: “mi serve la busta, Ambra. Per cortesia la riporti oggi stesso”.

Mi sentivo quasi liberata, nel camminare verso quell’appartamento. Sulla porta, mi accolse vestito con una giacca bianca da domatore e un sigaro dietro l’orecchio destro.

  • oh, Arabella! Che piacere. Ha portato la busta? Mi scusi, ma sono di fretta, sto addestrando un desiderio di una paziente, e se lo lascio per troppo tempo da solo, mi distrugge il bagno. Animali strani, i desideri. Noiosi se fatti ingrassare, cattivi se non coccolati per bene. Ma, accidenti, non ha aperto la busta?
  • Non ho avuto il coraggio. Mi sembra tutto così strano.
  • Uh, un vero peccato, Asia. Lasci che lo faccia io, se no, bisognerà metterla nello scaffale delle occasioni perdute. Cosa vede?
  • Io, io, io vedo un serpente.
  • Benissimo. Risolto il problema. Arrivederci, Ariel. Si mantenga, e sia felice, per quanto sia possibile.

Con la porta chiusa in faccia, sono rimasta sul pianerottolo per una decina di minuti. Rumore di passi e risate, dentro la casa vuota.

Per dieci giorni non ho pensato ad altro. E poi mi sono decisa a chiamarlo. Per vederlo un’altra volta.

  • Ma non è assolutamente necessario, mia giovanissima Aurelia. Che cosa possiamo fare ancora?
  • Beh, spiegarmi cosa centra un serpente con la differenza tra gli amici e gli amanti.
  • Mi sembra ovvio. E’ la risposta.
  • Oddio, mi sento confusa.
  • E’ normalissimo. Ma non mi dica, Annaluce, che non ha capito. Gli uomini temono i serpenti. Vero?
  • Verissimo.
  • E che cosa temono?
  • I serpenti….
  • Certo, ma dei serpenti cosa temono?
  • I morsi.
  • Ecco.
  • Ecco cosa?
  • Vede. Temono i morsi, e uccidono anche i serpenti. Ma la cosa pericolosa è il veleno. Non il serpente. E nemmeno il morso. Ora devo scappare, mia adorata Arisa. Si mantenga. E prevenga che il veleno arrivi al cuore, non che i serpenti la mordano. Addio! Sia felice.

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