Sai

Sai,

ci sono volte come oggi che ti penso. Mi vieni su, dai ricordi che tengo in pancia, quasi a sorpresa, come quando bevi freddo.

Eravamo, credo ne converrai, come l’ammorbidente e il detersivo. Eri l’ammorbidente. Io sono un detersivo economico, resistente. Ho sciolto macchie, cazzo, che nessun altro avrebbe saputo sciogliere. Ho ingiallito camicie bianche, un peccato cazzo, ma nella lavatrice il bucato non lo scegli tu, te lo trovi. E ho trovato l’ammorbidente. Sei stata una scoperta.

Potrei raccontare per filo e per segno, millimetro per millimetro, quel pomeriggio in cui, tra lenzuola, reggicalze, sorrisi e una fame bestia, ho sentito per la prima volta la seta scorrermi sulla pelle.

Potrei, la mia amica Tess ha una teoria che dice che io fallisco blandamente tutte queste vie di fuga, apposta per poi compiangermi e raccontarle. Una teoria interessante e non priva di amore di per se. Tess ha una grandissima capacità di amare e di riassumere teorie interessanti che, disordinate come i suoi ricci, portano direttamente la ragione dalla sua parte.

In ogni caso.

Ho imparato molto in questi due anni. Sono passato in diverse centrifughe, ho smacchiato, pulito, lavato, candeggiato. Insomma mi sono dato da fare. Niente di speciale.

Ho il pregio di farlo in maniera molto disordinata e molto energica.

Che sembra che stia facendo molto di più. Sono un detersivo figo.

Sai cosa ho imparato: che si può fare il bucato senza l’ammorbidente.

L’hanno fatto per anni, per secoli, da sempre, senza ammorbidente.

Non fraintendermi, avremmo tirato fuori dei maglioni di gran livello, insieme. Perchè non ce n’è, l’ammorbidente è l’ammorbidente.

Completa, se inserito correttamente nella vaschetta, l’effetto wow.

Pulito, profumato e morbido.

Ora.

Settecento giorni mi hanno lasciato un buon ricordo, che il dolore si scioglie come la condensa sui vetri. Ci vuole tempo, e un buon riscaldamento.

Sai,

ho provato a pensarci molto. A dirti la verità, un po’ è vero, era per compiangermi. Ma solo un po’.

Adesso che sono in un momento in cui la centrifuga della vita spinge davvero forte, e non riesco a scrivere nemmeno un sms, ti penso, perchè mi viene da scrivere su di te e su di noi.

Non ne capisco la causa.

Ho tenuto un diario, puntuale, scritto piccolo e preciso, sul tuo corpo, e sui giorni in cui io e il tuo corpo abbiamo avuto da fare insieme.

Ho tenuto un resoconto dettagliato di tutte le nostre risate, perchè in quel bordello infame eravamo capaci di ridere.

Ho un ricordo perfetto e preciso anche delle volte che ho avuto paura di te.

E vorrei scriverne.

Adesso, che non riesco a scrivere di nulla.

Figurarsi.

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