Fossi Nato

Io, avessi avuto vent’anni nei settanta, mi sarei fatto delle grandissime serate di acido, nei sobborghi di Londra, andando continuamente a vedere i Led Zeppelin. Avrei avuto anche una fidanzata bionda, biondissima, con una gonna lunga e a fiori, delle collane di ottone che sembra oro, una voglia matta di far l’amore ovunque. E per forza, con tutti quegli acidi cazzo. Sarei anche morto abbastanza giovane, ne sono quasi sicuro. Tendo al vizio, già di mio. Figurarsi in un’epoca in cui il vizio era uno status symbol.

Io, avessi avuto vent’anni negli ottanta, ne sono sicuro, per prima cosa mi sarei goduto Milano. Tutte quelle cose brutte di Milano, che sembravano bellissime negli anni ottanta. Ah, Piazza San Babila. Ah, il socialismo, ah, gli anni da bere, le puttane che non si chiamavano puttane, la coca, ma non troppa, il Martini, i vestiti color pastello, larghi, le pettinature cotonate. Anche sul pube. Il pube cotonato. Ah, il pube cotonato. Poi, senza dirlo troppo ad alta voce, mi sarei comprato un biglietto per Londra. O forse ci sarei andato in 127. Non credo, facendo una vita sregolata inseguendo il sogno fatiscente della Milano Da Bere, che mi sarei potuto permettere di meglio. Una volta arrivato a Londra, avrei cercato Freddie Mercury. E mi sarei dichiarato. “Ti Amo, Freddie. Non come gli altri. Io ti amo davvero”. Con il senno di poi, se Freddie mi si negava, magari sopravvivevo ai novanta. Ma Freddie era vorace a letto quanto sul palco. Quindi, a spanne, sarei morto pure io. Vivendo il sogno, breve, di un sogno nel sogno. Insomma un casino. Gli ottanta, sono stati un casino. Sono sopravvissuti i nostri padri. Che erano dei quaranta, cinquanta, sessanta. Insomma, avevano già visto cose simili.

Io, avessi avuto vent’anni nei novanta,  sarei stato in un sobborgo americano, che il mio papà faceva il pendolare. Andando in skate, mangiando grunge, usando calzini di spugna bianca, e bermuda larghi, come un kimono. Il futuro di un ventenne di quegli anni era messo a dura prova da un sacco di cose. Guerre, economia, Aerosmith, e altre maledizioni.

Cazzo, io avevo vent’anni nei novanta. Ragion per cui ne ho quasi quaranta adesso. Tutto torna.

E giravo milano pettinato come un bambolotto, con un paio di sparuti basettoni Blues Brothers con dieci anni di ritardo, con una bici bruttarella come unico mezzo di locomozione, un walkman pieno zeppo di punk e metal. Sudavo in magliette molto larghe, con improbabili colori, e consumavo intere batterie di Reebok Pump giocando a basket in qualsiasi campo della città. Vincevo facile in centro, faticavo al Sempione, lottavo a Famagosta, prendevo le botte su Padova. Insomma. Di limonare non se ne parlava molto. Ma mi interessava più il basket. Scrivevo lunghissime lettere d’amore.

Ho scritto anche a Ambra, di Non è La Rai. Le ho detto che l’amavo. E ho scritto anche delle sconcerie. Roba pop, mica porn. Però molto hot per l’epoca.

Scrivevo bene perchè leggevo tanto. Tantissimo.

Leggere era il mio modo di nascondermi.

Fumavo un pacchetto da dieci ogni quattro giorni.

Bevevo solo birra.

Sognavo di fare un lavoro figo da grande. Mi sentivo piccolo, in effetti.

E sognavo.

Sognavo un sacco. Di giorno e di notte.

Tipo, contemporaneamente Flea e Anthony Kieds giocavano a saltare dai tetti delle ville di Los Angeles e scrivevano canzoni.

Io sognavo.

E basta.

Mi è servito un sacco.

Sognare, e basta.

E anche non farmi inculare da Freddie Mercury.

In entrambi i casi, sono sopravvissuto.

Per fortuna, intuito, culo, o estro.

2 pensieri su “Fossi Nato

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