Barcelò

Tu mi facevi passare la fame. Letteralmente. Che a raccontare le cose ai posteri, ai civili cittadini che con noi camminavano nel caldo, troppo caldo, di una sera sul porto, non ci crederebbero.

Che caldo, lo ricordo alla perfezione. Quante cose in comune io e te. Sudiamo da dio, io e te. Sembra quasi che si rischi di sciogliersi. La tua maglietta, la mia camicia,  fradice, inzuppate di quel camminare stanco, quasi strisciando i piedi, sulla passeggiata del porto. Cemento, sabbia, odore di mare, sapore del vento caldo, gente a struscio. Ricordo tutto alla perfezione.

Tu mi facevi passare il rumore di fondo della vita. No, non credo sia stato amore. L’amore fa molto più rumore. Era questione di desideri incrociati, come le tue gambe quando ci siamo seduti sulle panchine davanti ai moli, sfiniti dal caldo, aspettando di bere acqua troppo fredda, che quasi gelava le mani, osservando la gente perbene che faceva la coda per entrare in un locale.

Smettiamo di bere acqua, hai detto. Mentre io piegavo la schiena, sentendo la camicia appiccicarsi, sentendo salire una fame diversa.

Smettiamo, se vuoi. Ho detto io, mentre tu constatavi di essere sudata anche sulle gambe.

Arrivava, su quella panchina, l’odore delle onde, che piccole e disordinate, facevano schiuma sul mare. Arrivava la musica dei locali, le luci dei ristoranti, il profumo del mare e della città.

Camminando verso il centro, approfittando del vento caldo che usciva dalle grate del metrò, ci siamo fermati in un piccolo bar.

Sembrava una chiesa vuota. Barocco, maledetto barocco. Sembra una scopata finita male, il barocco di Barcellona. Si, affascinante, ma doloroso.

Ordiniamo del rhum, hai detto.

Cristo, ho pensato. E’ un’ottima idea, ho detto.

Barcelò, ho detto al cameriere.

Una bottiglia, hai aggiunto tu.

Si metterà male, ho detto io. Perfetto, poi ho pensato.

Non abbiamo mai mangiato, da quando ci conosciamo, io e te. Perchè alle quattro di notte, poi, non si mangia. Perchè, io con te non ho fame.

Hai voglia di dirmi perchè mi fissi le gambe? hai chiesto.

Perchè mi sembrano una pista, una strada, scivolosa di sudore, pendenze pericolose, con le curve perfette, per arrivare dove voglio arrivare. Ho risposto.

Brindiamoci sopra.

Tu cosa pensi che possa venire fuori da una cosa del genere?

Da una bottiglia di Barcelò? Delle grandi storie.

Vero anche questo.

Tu ordini sempre direttamente la bottiglia?

Con te. Così stiamo qui finchè non la finiamo.

Speriamo arrivi almeno il fresco.

Speriamo di non finirla.

E a camminare per Barcellona, con una bottiglia di Barcelò sulle gambe, cercando di non finire per forza al mare. Barcellona è una città bellissima di notte. Forse anche di giorno. Forse con te tutto è bellissimo di notte. Forse, il Barcelò.

Finire in spiaggia a far l’amore sarebbe squallido.

oh, non te ne devi preoccupare. Con una bottiglia di Barcelò è impossibile far l’amore.

Sei uno di quegli uomini che quando beve si spegne?

Ho il problema opposto. Per questo sarà impossibile fare l’amore. Con una bottiglia di Barcelò faremo tutto quello che la paura non ti fa fare normalmente.

Questo fa il Barcelò?

Insieme alle tue gambe.

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