La Misura del seno ideale (Demolizione di coppe di Champagne)

Ora, ritengo opportuno porre l’attenzione su una necessaria introduzione all’argomento, per poi evitare di finire nel facile calderone di aggressive critiche che l’argomento, in se, potrebbe scatenare se mal approcciato.

In primis, si parla di seno femminile. Le orde di uomini grassi che indossano, a furia di Twix e birre medie, delle belle tette, il più delle volte a pera, non sono oggetto della mia, attenta, analisi. Alle donne potrebbero anche piacere. Non credo, ma dal punto di vista emotivo motivazionale sono tenuto a dirlo.

Inoltre, come per ogni attenta ricerca scientifica, devo porre alcuni vincoli introduttivi: il primo è che la mia ricerca prosegue, senza sosta alcuna, fin dall’adolescenza. Sono un tettista. Il mondo maschile si divide in culisti e tettisti. Io nasco tettista. No, le storie sugli occhi e sulle mani ve le raccontano gli uomini pavidi. Che, a onor del vero sono quasi tutti tettisti non convinti. Insomma, ho i numeri per esporre i miei studi.

E’ anche utile comprendere il mondo normativo alle spalle della ricerca: le unità di misura. Universalmente la misura perfetta del seno è definita utilizzando una coppa di champagne. Pare che il seno perfetto, come la Pizza Margherita, abbia dei riferimenti nobiliari. La pizza fu fatta per la regina Margherita, e la storia della coppa di Champagne per Maria Antonietta anche se alcuni storici (ci sono storici che si occupano della questione) danno i meriti a Madame Pompadour (con evidente spreco di battute da Bar Sport a seguire).

Va detto che una buona fetta di uomini confonda il flut di Prosecco con lo Champagne. Questo genere di uomini non meriterebbero nemmeno di avvicinarsi a delle tette, ma le donne sono, incomprensibilmente, spinte da un forte senso materno e accolgono al loro fianco eserciti di bifolchi. La coppa di champagne corrisponde, tradotta nel gergo odierno a un sommesso:

– ammazza che tettine.

Difatti il bicchiere per il prezioso nettare è abbastanza compatto. Uno è stato prodotto sulle forme del seno di Kate Moss (qui), partendo, suppongo, dal fatto che Kate Moss abbia il seno perfetto.

Con gli anni ho dovuto adattare i miei gusti e le mie posizioni alla maturità. Come studioso sono partito da alcune posizioni decisamente radicali:

– Il seno perfetto, seppur ancora ridotto in dimensioni, è quello di Sabrina Ferilli. (qui)

– Sotto la quarta, non è scientificamente possibile definire la relazione con una donna come “amore”. Si tratta, il più delle volte di una infatuazione passeggera.

– Il seno perfetto, (essendo quello della Ferilli) risulta per dimensioni ed ingombro, targabile presso la Motorizzazione Civile. E, per conformazione fisica, il più delle volte è accompagnato da culi di simili dimensioni ed ingombro. Ma questo, alle proprietarie di suddetti seni, non va mai detto.

Con l’età, dicevo, ho cambiato gusti e modelli.

La mia adolescenza è stata distrutta da Elisabetta Canalis, da un’immagine precisa di Elisabetta Canalis. A un certo punto della mia adolescenza, in quanto fervente cattolico e prossimo capo chierichetto, avevo anche chiesto al parroco uno sconto comitiva sull’esorbitante numero di atti onanistici legati a quella foto in particolare. Niente da fare. Tappa obbligatoria al confessionale tre volte la settimana.

Ho avuto donne, fortunatamente, dalle forme e dai contenuti molto differenti. E ho scoperto la bellezza in molti modi differenti.

Un tettista rimane tettista sempre. Passa periodi di forte crisi, nei quali può abbracciare diverse religioni, ma ritorna sempre all’ovile.

A oggi, devo ammettere di aver avuto la fortuna di aver visto donne bellissime, perfette, stupefacenti, con seni decisamente inseribili in coppe di champagne, ma anche in tazzine da caffè.

La bellezza, finita l’adolescenza, è una questione di splendida armonia. E’ tutto un’insieme. Il seno, mettiamola così, è come se fossero i bassi di un pezzo rock. Devono esserci, devono pompare, per Dio. E’ rock n roll. Ma se non ci sono gli alti, il ritmo, il battere e levare, gli acuti e gli assoli, è solo una base.

Oggi, mentre pranzavo, sono stato servito da due cameriere, in uno di quei ristoranti dove abbondano con le posate e lesinano sul pane.

Mentre gustavo una orrenda crema di legumi con gamberoni alla paprika e semi di girasole scottati (insomma una cazzata enorme), ho ricevuto lo champagne ordinato per brindare all’inizio. Osservando la scollatura della prima cameriera, convenivo con me stesso dell’impossibilità di inserire uno dei suoi seni in una coppa di champagne.

E mi sono chiesto quale poi fosse la misura davvero perfetta del seno.

Esiste, in primis, la necessità nel mondo di trovare la misura perfetta del seno? Cioè, è questa una domanda che uomini e donne si pongono?

Dal campione umano che posso analizzare io, ovverosia dai circa settanta maschi sessualmente maturi che frequento, esce un sorprendente risultato statistico:

– il 70% di questi esemplari non fa differenza, quando si tratta di concludere una serata, tra misure di seno. Anche se poi si lamenta. Ma intanto porta a casa. Superati i trent’anni, non si bada ai dettagli.

– il restante 30% farebbe lo stesso, cercando di riprodursi sessualmente con qualsiasi donna, ma lo ha già fatto e sta ora pagando le conseguenze (single di ritorno, divorziati, incasinati di vario tipo) e quindi non lo fa. Per terrore di pagare (fisicamente e fiscalmente) ulteriori conseguenze.

Insomma, per il maschio medio non fa molta differenza anche se la regola della mano (ovverosia che il seno, nella sua interezza, entri nella mano dell’uomo messa a cucchiaio), va per la maggiore. Certo, pur di farsi una serata, la mano a cucchiaio può essere molto aperta o molto chiusa.

Le donne che conosco, di contro, hanno molto chiaro che cosa sia un seno perfetto.

Non è il loro.

Sono difatti un pallido 3% le donne che conosco che sono fiere e felici del seno che hanno. E quasi tutte se lo sono rifatto.

Le altre, davanti allo specchio della camera, indossando il reggiseno appena comprato, pensano a quando troveranno un uomo che possa pagare il chirurgo estetico oppure che possa accettarle per quel gran bel culo che portano in giro.

Sembra, la questione, decisamente più filosofica.

Culturalmente, e qui sfodero quel nozionismo completamente inutile di cui non so che farmene, le misure corporee ideali cambiano ogni 17 anni, seguendo il costume e i dettami, ma anche i regimi alimentari e le scoperte scientifiche.

Ad esempio, la misura ideale del piede maschile (io so cose completamente inutili, e questo non mi rende più intelligente, ma più arrogante di sicuro) è stata per due generazioni, nel secolo scorso, legata alle staffe del cavallo e agli stivali, lasciando più tolleranza con la comparsa delle prime scarpe a toma molle, i mocassini. Che poi, insieme alle Hogan, solitamente allontanano le possibilità che una donna con un bel seno vi frequenti, ma questo non è pertinente.

Le donne ideali dei nostri padri e dei nostri nonni erano decisamente più in carne. Di conseguenza le misure dei loro seni erano un paio di misure superiori alle coppe di champagne. L’unità di misura credo fosse la tazza di latte e biscotti.

Gli anni settanta, con le prime avvisaglie della chirurgia estetica, hanno reso possibile una equa distribuzione dell’invidia e, a seconda delle capacità economiche, delle taglie di seno.

Al tatto, un seno rifatto resta sempre un seno rifatto.

Ma questo, ovviamente, in sede d’esame, ovverosia con il seno rifatto tra le mani, è sconveniente da ammettere. Anche perchè il chirurgo estetico e le sedici infermiere che hanno assistito all’intervento e l’uomo che lo ha sovvenzionato hanno convenuto nel dire che, davvero, non si percepiva la differenza tra la pallida prima taglia originale e la quarta compatta appena montata. Quei due etti di soluzione salina o gel di silicone non si notano per nulla.

L’argomento è caldo da circa tre secoli. Canova, per la sua Venere, narra la leggenda, ha fatto un calco in gesso del seno della sorella di Napoleone, che senza volerlo si è ritrovata come metro di paragone per parecchie donne. E, a detta di molti, aveva delle tette perfette.

Visto che, in ogni caso, siete qui giunti cercando “misure del seno ideale” è giusto che abbiate una risposta seria e scientifica.

Uno studio inglese condotto su un campione più ampio dei miei amici (e anche meno carico a livelli ormonali, suppongo) ha raggiunto l’incredibile risultato di definire le corrette dimensioni del seno, riconducibili facilmente alla Venere di Milo.

(qui)

Per quelli che durante Storia dell’Arte riempivano la Smemoranda di cuoricini, è una scultura e non ha nulla a che fare con Milo Manara.

Una trasposizione del concetto è reperibile qui.

Parrebbe che la Venere, con la sua pancetta e il suo seno, sia avvicinabile al gusto di molti uomini e molte donne.

Ecco, questo per dare una forma scientifica alla risposta.

Essendo io magnanimo, desidero aiutare le donne nel difficile compito di capire se il loro seno è davvero accettato dall’uomo che dorme al loro fianco.

Andate a casa, indossate un reggiseno di vostro gusto. In un momento di intimità rivolgete al vostro compagno la seguente domanda:

– amore ti piacciono le mie tette?

– certo amore (falso)

– lo dici per dire

– ma no amore

– lo dici per dire, e non ti interessa

– ma io ti amo (falso. o meglio, magari vero, ma non pertinente, insistete)

– cosa cambieresti delle mie tette?

– nulla amore sono perfette (falso, Giuda maiale. Andate avanti, so che sapete farlo!)

– cazzate. Ho letto su un blog che la perfezione è quella della venere di Milo

– Manara?

– Sei un bifolco

– si ma le tue tette mi piacciono

– falso

– no, amore, io ti amo.

– dammi dei punti di riferimento. Dimmi tre donne famose di cui ti piace il seno.

– mah

(sta lentamente facendo uno scrolling delle ultime sessioni di PornHub, per trovare una che vi assomigli, anche lontanamente).

– Kate Moss

– Ma Kate Moss ha le tette piccolissime.

– No amore, sono perfette, come le tue.

Qui potete fare quello che sapete fare meglio. Servire una gelida vendetta. Prendetevi tempo. Anche giorni.

E poi, armate di un tono di voce compassionevole:

– ti ricordi quando parlavamo delle mie tette?

– ancora amore?

– no no. Ho capito. Anche tu d’altronde…

– cosa intendi?

– beh dico, a dimensioni…

– perchè scusa?

– beh, niente.

– no, cristo, dimmi.

– niente, amore. Sei un maschione lo stesso.

– ma col cazzo. Adesso mi spieghi.

– mah, niente. Pensavo a Siffredi.

– …

– diciamo che ce ne passa.

-…

– ma anche tu lo usi benino.

Che poi, è proprio qui che cade il mondo. Negli uomini che trovano il seno perfetto nella Venere di Milo e nelle donne che il pene perfetto è quello di Siffredi.

Io, per darvi un’idea, il seno perfetto l’ho addirittura registrato su MySkyHD.

E’ questo. 

Che si fotta la Venere di Milo.

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