Lettere dal bagnasciuga

Mia amata Tess,
ti scrivo dopo una lunga giornata, la prima a dire il vero, di sole.
Qui il sole è fondamentale, diversamente non c’è nulla da fare, se non sedersi in un caffè, ordinare del caffè, e aspettare il sole.
La mattina il mare, battuto dal ritmo in levare del vento di terra, è fresco e pulito. Si vedono i granchi che si nascondono, e questa eterna acqua bassa sembra quasi ospitale.
Nuotarci è un lavoro sporco, bracciate su bracciate per arrivare in un niente, visto che fuori dalla spiaggia e dalle piattaforme petrolifere non c’è nulla.
Acqua, infinita. E fredda. Nuoto. Pensando, in tutte le sue forme, alla fine del mare. Un pensiero pericoloso, quello della fine.
Soprattutto quando sei all’inizio. Mia piccola Tess, so che ti infastidisci quando prendo questo ritmo serio e pensieroso, che io sono al mondo per farti ridere di quel riso che illumina il cielo.
Al pomeriggio amo perdermi nel leggere. I libri mi pesano sulle mani, mentre la carica di animaletti che popolano il giardino. Le formiche sono le più audaci. Le lumache, che il Piccolo adora, non escono di giorno dal gelsomino. Una rana, che credo dorma nella fioriera di lavanda, esce solo quando l’ombra è sicura. Leggo e osservo gli animali, cullato dal respiro del Piccolo che dorme un sonno sereno, un russare talmente pacifico da essere invitante.
Alla sera faccio lunghe gambate con lo skate, fino al canale che divide le ville. Erano paludi, adesso ci sono ville molto eleganti, con i muri dipinti di grigio scuro che quasi fanno impallidire il lusso della Florida peggiore. Restano paludi, in cui illusioni di ricchezza si affondano insieme alla felicitá. Il mio andare, lento e fastidioso, a piedi nudi, sullo skate. rompe la quiete finta di tutte queste anime, che mi osservano come se fossi un pazzo.
Ritorno dalla strada che costeggia la pineta e mi fermo a fumare sotto i pini marittimi, che mi ricordano il mare bello e profondo che mi fa sentire a casa. Si sporgono, con i tronchi, verso un mare che non c’è, pini di palude e pini di pineta. Come se sapessero che a Est, in fondo a tutte queste ville, c’è davvero il mare.
Mi viene in mente, sotto i pini, un rullante ritmo di ricordi. Che sotto le pinete, di fronte al mare, ho scoperto delle grandi veritá. Il mio passato, mia piccola Tess, è un ingombrante ospite a tutte le mie cene. Solo per me, non te ne spaventare. Io sotto i pini marittimi ho scoperto il dolore del tradimento, il rumore del desiderio e il profumo della nostalgia. E tutto mi torna, disperatamente, alla testa, appena mi fermo.
La sera aspetto che questo mondo si fermi, che tutti si nascondano negli hotel davanti al mare, accendendo le luci delle camere, come formicai al neon, per camminare sul mare e pensare. Ascolto buona musica, questo lo devo a un fratello l’anima più preziosa che conosco. Cammino, lascio che la sabbia umida mi invada i piedi. Questo è il momento in cui scrivo. Mi siedo sulle fioriere dei bagni, osservo i ragazzi che si rincorrono. Vanno a scopare, Tess. Diciamocelo. Hanno la fottuta libertà di confondere l’amore con un preservativo comprato con la timidezza di un catechismo insegnato per troppo tempo. Ma finiscono su quel confine che spaventa, andando avanti con gli anni, come se fosse un punto di non ritorno. Quando sai benissimo che quello, forse, è il meno.
Che dare l’anima è molto più pericoloso che cedere, maliziosamente, alla dolce tortura di una mano.
Tess, se il mondo si fermasse qui, mi mancheresti.
Faccio del mio meglio per credere che le nostre due anime, che sono sbagliate per molti, possano essere davvero sbagliate.
Dovresti ascoltare la musica dei miei pensieri, quando penso a noi due insieme.
Faccio del mio meglio per immaginare questo nostro amore, come se fosse infinito come questo mare. Che le mie braccia, prima di prenderlo tutto, sono stanche. Che mi fermo, aggrappato a una boa arancione, con il fiato corto, capendo di averne attraversato un pezzo minuscolo.
Tu, mia amata Tess, sarai la ragione per cui molti non respireranno, per cui molti si fermeranno, per cui molti non parleranno. Tu sei così, come la bellezza esplosiva di un quadro o di una canzone. Arrivi a toccare quel fondo di cuore che gli uomini nascondono sotto le loro vite.
A me, mia amata, fai solo venir una gran voglia di presente. Che è il nostro tempo, un tempo in cui il passato non fa male e il futuro non fa paura.
Prima di essere il mio futuro, dovrai essere il mio presente. Prima di essere il mio passato, sarai stata un lungo presente.
Perchè tu sei una storia diversa da tutte quelle che questi maledetti pini mi ricordano.
La notte, mia dolce Tess, scrivo fino a dormire. Per poi continuare a scrivere, cose che forse è meglio non scrivere. Per questo restano sogni.
Un amico, un fratello, mi chiede se sono felice. Ascoltata la risposta mi chiede ancora: cos’è stare bene?
Io ho imparato con te a rivalutare il concetto di abbastanza.
Che non sarai mai abbastanza.
Il concetto di veritá, che non mi fai paura con le tue veritá, e le mie non ti fanno paura.
Un fastidio, come l’aria umida quando scrivo di notte, divorato dalle zanzare, come il rumore del mare. Se ci pensi, un fastidio piccolo piccolo.
Questo mi spaventa Tess, il non aver paura di te. Delle tue verità, e del tuo domani.
Tess, vorrei che la tua voce accompagnasse il mio sonno, che la tua pancia accompagnasse il mio desiderio, che le tue gambe mi portassero attraverso le stagioni e che le tue labbra mi raccontassero l’estate.
Nessuna bugia, nessuna parola di troppo, per questo, alla fine, chiudo il quaderno, svuoto le scarpe dalla sabbia umida, fumo l’ultima maledetta sigaretta finendo quel che rimane del rhum e mi sdraio nel letto umido.
Perchè so che un giorno, queste cose ce le racconteremo ridendo.
Che due che si amano davvero, sono due che sanno ridere del passato e del futuro, seduti sospesi sulla fune tesa dal presente migliore che possa esserci.

Sai che ti amo.

Tuo

Frank

Sausalito, Agosto, 1982

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