– Dimmi solo se ti disturbo
– sono le sei e mezza.
– ok. Avevo voglia di parlare
– Che cazzo ci fai in macchina alle sei e mezza?
– Vado a Parigi.
– Quando torni?
– La domanda perfetta sarebbe: torni?
– Torni?
– Si
– Questo è un buon inizio. E’ un atto di coraggio. Hai idea di dove vorresti tornare?
– facciamo un gioco. ti scrivo un messaggio prima di partire. Ti scrivo dove vorrei tornare. Tu mi scrivi dove pensi che io voglia tornare. Se ci prendi sei brava
– che cazzo di scommessa è? Io sono brava.
– Ti offro una cena di pesce
– non verrei a cena con te per nulla al mondo.
– Tu e chi vuoi tu
– Ok.
– Scriviamoci tra venti minuti.
– Se vinco mangio pesce. Giusto?
– Si
– Se perdo?
– sei l’unica donna al mondo di cui mi fido. E non mi conosceresti. Avrei sbagliato qualcosa con te.
– Su questo, piccolino, sei bravissimo. Non sfidare la sorte.
– venti minuti.
– ok
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– come cazzo hai fatto a scrivere esattamente il posto?
– me ne hai parlato con gli occhi illuminati. Hai gli occhi che parlano tu. Dovresti saperlo. Le donne leggono gli occhi. Le madri leggono gli occhi. Io sono donna e madre. I tuoi occhi non sorridono mai. Sei incastrato.
– Fottuto
– Si, sembrava più carino incastrato.
– Ti devo una cena di pesce.
– Per due
– Mi ci porti?
– No.
– Secondo te dovrei andare?
– No
– Mi fa male
– Non c’entra
– farò male sicuramente a qualcuno in questo periodo
– meglio prima che dopo. E meglio tardi che mai.
– tutte e due?
– sicuramente si. Le donne soffrono molto per amore.
– Anche io
– tu, ultimamente sei più causa che effetto.
– non mi fa sentire bene.
– il mio ruolo non è di farti sentire bene. Ogni tanto tendi a non voler ascoltare la verità. E’ strano. Sei un uomo molto intelligente. Sai benissimo cosa fare.
– Ho preso delle decisioni grosse.
– ti avevo chiesto di non prenderle.
– Non posso far soffrire. Io non sono capace.
– Sembri abbastanza portato, invece. Hai una spiccata dote per farlo.
– sei stronza parecchio stamattina.
– vuoi chiamare il tuo punto di ritorno? Sentire cosa ti dice? Lascia fare. Te lo dico io. Tu sei un figlio di puttana. E anche grosso. Ma sapendolo, una potrebbe prenderti e gestirti bene.
– come cazzo hai fatto a indovinare il posto esatto?
– E’ un fiume abbastanza imponente.
– Ho paura
– di cosa, esattamente?
– Ho paura, in generale.
– Di scegliere?
– forse
– hai detto di aver scelto
– per evitare vittime
– primo tu non saresti in grado di uccidere nessuno. Secondo, tu non devi pensare alle vittime. Terzo, tu sei matto come un cavallo.
– Due su tre le sapevo già. E’ troppo tempo che ci frequentiamo.
– tu rinunci alla felicità per evitare vittime?
– no. Evito vittime.
– tu sei un cazzone scemo
– che credo sia un’offesa
– tu sai di avere il potere di chiedere?
– si
– e allora chiedi
– che rumore è?
– la macchina del caffè.
– mi manca il tuo caffè.
– non cambiare discorso
– a Parigi il caffè fa cagare
– a Parigi, la vita fa cagare
– si. concordo
– lo so che concordi. Me lo hai detto tu
– ho perso una cena di pesce
– gioco in casa piccolino. Ti posso dare un suggerimento?
– ti pago per questo
– vai a riprenderti quegli occhi che hanno sorriso. Ritorna a prenderli. E portali in giro. Poi, a suo tempo, troverai una soluzione da offrire al mondo. Prenditi la tua soluzione.
– Questa è la mia idea
– per questo fai tutto il contrario?
– Non voglio vittime
– ne farai molte di più
– non voglio una vittima
– l’hai uccisa già.
– sei stronza. Perchè giochi con i punti di vista
– sei coglione. Perchè non capisci l’unico punto di vista che dovrebbe interessarti.
– ho il vomito
– da una settimana
– meno
– hai vomitato ancora durante il week end?
– ho smesso. Ma mi viene il vomito quando ci penso
– allora pensaci.
– tu, io. Tu, io non ti capisco.
– io sono madre. E donna. Io ho avuto il vomito. Per un figlio e per un marito. Fidati, il tuo vomito è nulla a confronto.
-…
– Torna presto.
– ok
– E torna giusto.
– penso di farcela
– nel posto giusto dico.