– Adesso gli dai una dimensione
– vorrei dormire
– E’ un comportamento da scimmia
– veniamo tutti da li
– dagli una dimensione
– ne ha almeno tre
– vuoi partire da una in particolare?
– che cazzo fai mi analizzi?
– si. E mi paghi per farlo.
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– Vuoi sapere un dettaglio non trascurabile?
– si
– il nome
– si
– potresti riderne fino a domani
– speriamo
– Silvia
– Non fa ridere
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– Secondo te è così grave?
– tu sei schizofrenico
– perchè?
– perchè è la quarta volta che me lo chiedi.
– non è schizofrenia. Sono ripetitivo al massimo
– …
– mi dai una risposta?
– non è grave. E’ la quarta volta che te lo dico. Ma se continui a chiederlo forse vuoi che cambi risposta.
– Secondo te è così grave?
– è grave. Non così.
– questa è la risposta che volevo.
– ok e adesso.
– Beh, adesso sappiamo che è grave.
– Sappiamo? Tu e i tuoi quattro io che mi hanno fatto la domanda?
– Sappiamo io e te
– ah. Io lo sapevo già
– ma mi dava senso di squadra.
– non mi sembra ti serva una squadra. Anzi mi sembra che ti basti a te stesso.
– mi serve sentirmi appoggiato
– come vuoi. Comunque sono solo cazzi tuoi. Questo lo sappiamo tutti e due.
– …
– o forse tu lo hai realizzato adesso.
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– In che senso le hai chiesto scusa?
– Le ho chiesto scusa.
– di che cosa?
– di tutto
– questo è una cosa molto nobile. Ogni uomo dovrebbe farlo ogni santo giorno.
– siamo tutti colpevoli?
– decisamente.
– Mi sento meno solo
– no tu sei proprio un cazzone.
– è più grave?
– parecchio. Se non avvisi prima, parecchio.
– Tipo dovrei girare con una targhetta?
– a me è bastato guardarti in faccia.
– ma tu lo fai di lavoro.
– appena ti ho visto ho pensato: “questo è un cazzone”.
– mi fa piacere.
– anche a me. Perchè speravo di sbagliarmi, invece sei proprio un gran cazzone.
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– hai un piano?
– no
– tu sei l’uomo dei piani
– li ho finiti.
– allora il mio compito sarà quello di disegnarne uno con te.
– è indispensabile?
– potrebbe tornare utile.
– ok. Da dove partiamo?
– dalle basi.
– tipo?
– adesso che mi ci fai pensare in effetti, è impossibile.
– vedi?
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– tu sei sicuro di quello che mi hai appena detto?
– si
– sono cose pesantissime
– sacrosante
– lascia stare. Sono bombe a mano. Lanciate contro un asilo.
– brutta metafora
– tu sei quello dei piani e delle metafore. Sono cose pesantissime, in ogni caso.
– ok.
– devi pensarci molto
– lo sto facendo
– ancora di più
– ci proverò
– vuoi un suggerimento?
– si. Disperatamente.
– Non pensarci. Neppure per un secondo
– cristo, così mi confondi.
– Non pensarci mai più.
– La vedo dura.
– Fallo.
– Mi hai detto di pensarci, anche a lungo.
– difatti
– …
– il miglior modo per pensarci è non pensarci affatto.
– mi viene da vomitare
– non è così brutto se ci pensi
– no, mi viene da vomitare adesso.
– sei l’ultimo ad averne diritto. Sappilo
– ho vomitato in moto ieri sera
– è una bella sensazione?
– non saprei. Odio vomitare, ma amo la moto.
– facciamo colazione?
– ho la nausea
– non pensarci
– cristo. Non posso non pensare a niente.
– Prova a pensare a qualcosa di bello. Cercalo negli alberi, qui intorno
– mavaffanculo. Tu e le tue cazzate da programmazione neuro linguistica.
– ok. Allora vomita.
– non ho voglia più. Avrei voglia di dormire
– sei un gran cazzone
– me lo hai già detto
– è importante che ti si fissi il concetto
– ok.
– un cazzone spettacolare
– è più grave di cazzone?
– parecchio. Ma è uno spettacolo.
– beh… mi consola
– io, da spettatrice, rido moltissimo.
– gli spettatori ridono sempre
– sei un protagonista inaffidabile
– è peggio di cazzone spettacolare?
– no è un complimento dolce.
– ok. Non capisco se sia vero. Credo di avere un piano
– dimmelo la prossima volta
– perchè?
– perchè ne avrai già cambiati sei. Prendiamo quello che sembra più ragionevole e lo mettiamo in pratica.
– io ho un piano adesso
– si chiama confessione del condannato. Non è un piano. Vediamoci dopo il fine settimana
– e se muoio? e se fosse troppo tardi?
– Le persone non muoiono mai quando c’è bisogno di loro. E lunedì non è tardi.