Ho mal di denti. Più precisamente ho un sibillino dolore che si irradia da quel grosso molare nero che beatamente ondeggia sull’arcata superiore. E’ una noia mortale. Il mal di denti è la naturale negazione dell’amore. Se, infatti, l’amore ti fa desiderare che il tempo scivoli veloce, che il domani arrivi, che tutto sia travolto dall’incredibile ritmo, il mal di denti ti fa sperare che tutto si fermi, che non ci sia un futuro, che si blocchi il presente. Inoltre, dal punto di vista ipocondriaco, il mal di denti è una noia bestiale. E’ difficile immaginare morbi, effetti collaterali, malattie mortali, davanti alla sconcertante semplicità di un osso avariato. Basta semplicemente chiamare il dentista, quel ricco e saccente omone che da più di un decennio usa bucarti i denti per poi ritapparli con sostanze che, di volta in volta, vengono dichiarate cancerogene. Alle prime potrebbe sembrarti innaturale poter mantenere un uomo che con un minuscolo trapano elettrico ha creato un piccolo impero economico all’ombra del fisco, ma con il passare degli anni capirai che si tratta di uno dei più innoqui modi di vivere. Ho ereditato da generazioni di avi golosi una dentatura che fin dai primi giorni ha manifestato i suoi limiti con carie sui denti da latte, carie sui molari, sui premolari, sui canini, sulle grandi palette che in adolescenza mi avvicinavano molto al concetto di coniglio. All’alba dei trent’anni non ho un pezzo di dente sano e mantengo nella cavità orale un piccolo campionario di sostanze ferrose, titanio, ceramiche di svariate tonalità e banale ferro. Al metal detector in aereoporto suono come un terrorista palestinese e tirandomi un pugno in un punto preciso si può ottenere un La migliore che con un diapason. Pago ogni singola Morositas, sono l’unico che si commuove davanti ai pop corn rivestiti di caramello di Blockbuster, comprendendo fino in fondo le reali potenzialità della sostanza una volta sedimentata. Come tutti i dentisti, anche il mio ha hobbies di lusso e passioni costose, ma rende onore al vero con il suo diciottometri trialbero ancorato a Portofino che si chiama Franz I. Con la rassegnazione del postino che tutti i giorni pedala per le stesse strade, affronto la poltrona di plastica chiudendo meccanicamente gli occhi per ignorare volontariamente i trucidi ferri del mestiere, solleticando l’idea di provare a togliere tutti i denti per chiudere il capitolo una volta per tutte. Il mal di denti è come la primavera, arriva, magari in ritardo, ma arriva. E cancella inesorabilmente la mia visione della vita a medio e lungo termine, imprigionandomi in un presente in cui il termine nervi a fior di pelle è estremamente riduttivo. Mangio cose prevalentemente succhiabili, puree, minestre, zuppe, creme, budini. Sciacquo con colluttori dai sapori immorali, consumo le setole dello spazzolino sul dente incriminato sperando in una miracolosa guarigione, rispondo acido come una zitella in pieno ciclo senza Moment Rosa, guido come un peruviano ubriaco, usando il clacson al posto delle freccie. Se un lato positivo la cosa può averlo è nel tempo rubato al sonno, quell’ora dove solitamente la fase R.e.m. riorganizza i traumi giornalieri, inspessendo la corazza cinica, nella quale ti ritrovi perfettamente sveglio, sadicamente attento, drammaticamente propenso alle benzodiazepine. E leggi. Divorando le pagine nella speranza di arrivare al sonno. Sono i momenti in cui saresti disposto a leggere anche Alberoni, Moccia, Vespa. Proprio mentre pensi a come procurarti un libro di Vespa, la voce della tua coscienza, che nell’ultimo periodo è drasticamente simile a quella di Lucignolo, ti suggerisce di investire il prezioso tempo nella formazione. Con un ragionamento molto lucido, Il Franz Interiore procede dipingendo anni in cui partorirai (indirettamente) figli che erediteranno la tua dentatura, costringendoti a mantenere la seconda generazione di trimarani e catamarani del tuo dentista. Derivi quindi verso letture formative che possano prometterti danaro aggiuntivo. Ma appena procedi con il capitolo "reazioni subcoscienziali al marketing virale" il sonno chiude la discussione.
Come simulare il gusto di una Golia Active Blue senza di fatto ingerirla:
– rivestire la lingua di Mentadent White Explosion.
– bere mezzo bicchiere di Corsodyl Colluttorio, lasciando depositare in fondo alla bocca.
– gorgheggiare come piccioni in amore per 2 minuti, o fino alla sensazione di scioglimento della mascella.
– accendere subito una sigaretta con tabacco roasted, preferibilmente Golden Virginia.
– insipirare.
– ecco ottenuta una Golia Active Blue, senza il pericoloso contributo di batteri e microorganismi.
Mii che brutto argomento.
Per essere solidale con te posso dire che a 25 anni porto ancora l’apparecchio di notte e ho già due capsule.Eh??????
🙂
Ps.già immagino la scena:io e mia sorella,la sera del suo primo compleanno(cioè venerdì)a sorseggiare rhum davanti al caminetto acceso(o quello era brandy?)..quanta poesia.
Fratello, ha fatto la sua comparsa la mia carie marzolina, e posso perfettamente comprenderti. Pensa che i miei denti sono tappezzati di ferro per colpa di un dentista, che sperimentò su di me un fantastico apparecchio capace di trattenere milioni di batteri della carie adesi ai denti senza permettere l’accesso dello spezzolino.
(Per ‘batteri della carie’ si intende ‘quei mostri blu del cartone animato Siamo Fatti Così’).