Colloquim vitae

queste sono parole che vengono soltanto da seduti. Troppe parole per cercare di capire. Così mi sono seduto e le ho chiesto perchè. Ho mischiato la mia anima con gente che si sentiva a posto. Io che mi sono sempre andato stretto. Per volere della sorte ho smesso. Credevo di poter tornare indetro, scoprendo che è già un impresa andare avanti. Mi piace sentirti di nuovo. Ti sento correre sulla pelle, ti bevo a piccoli sorsi di rhum. Il peggiore ruhm del peggior supermercato. Il fegato ride. Mi fai impazzire quando ti infili in un pensiero qualsiasi in un martedì pomeriggio. Le ho ricordato che c’è anche l’amore. Lo respiro e lo cerco come mai prima. Mi piace l’aria dei campi, e le poche stelle che stanno sedute sopra l’areoporto. Mi sono sentito al centro di tutta la città, senza paura. Volevo urlare, ma ho finito le parole. Ha usato un uomo come ostaggio. Mi ha minacciato con l’amore e ucciso con un tradimento. Morto per quasi una notte. E tutte le parole e le lacrime escono solo quando sei seduto. ricordati di passare a riprenderti la faccia. Fra i due, per fortuna, ho amici alla ribalta. amici di uno che deve andare a testa alta. Ho un amico che fa il Killer. Sa usare tutte le armi, è silenzioso e preciso. Uccide i sentimenti che incontra. Ho un amico che si è addormentato su una gonna. Nel profumo pulito della seta non riesce a svegliarsi. Potranno mai le mie parole regalarti il senso? Ho un amico che è amico di tutti, non si fida di nessuno. Fa il pittore. Dipinge di grigio tutto quello che incontra. il grigio è il colore di chi non si fida. Vorrei una chitarra grigia, dipinta da un giovane Picasso, il maestro dei colori. Ho steso i panni al sole, non riesco a nascondere nulla a nessuno. Ho amiche che sono bravissime a lavare e stirare una coscienza ferita. E ho conosciuto anche chi la tiene su sporca, senza lavarla mai. Avevo paura di viaggiare, adesso non ne posso fare a meno. Mi porta lontano tutti i giorni il tuo sorriso. Fosse stato qui, e tu anche, sarebbe stato tutto normale. Ho paura dei bambini, potrebbero farmi male. Ho paura delle case troppo lucide. Uno che ha tempo di lucidare viaggia poco. Avevo paura di tutto, finchè ho smesso. Il rischi adesso è non averne. Sono forte nel vento, ma debole nella calma. Ho un’amico ossessionato dai binari. Perchè sono paralleli, e lui soffre del fatto che non si incontreranno mai. Quando mi sveglio da soffici poltrone di pelli, e mi trovo in un’altra città, mi rendo conto della mia fortuna. Fortunato per il viaggio e per la possibilità di tornare a casa. Nella mia casa. L’atterraggio è sempre meglio del decollo. Avrò cura di bagnare tutte le piante dei ricordi, ma non lo farò con le mie lacrime. Il profumo del sesso rimane nelle ossa. Sotto sotto eri stata la mia migliore invenzione, cara vita. Peccato averti venduta. Quella che ho comprato poco tempo fa mi va stretta come te. In quella stanza ho messo le scatole rotonde di tutti i ricordi. Ho perso la chiave, ma è una porta che si apre quando vuole. Ci sono troppe cose belle da prendere. senza perdere tempo a cercare una ragione per farle. Mai ritroverò la spada con cui ho ucciso la fiducia. Passa di mano in mano. armato di buon gusto per le cravatte e per i deodoranti, vado a buttare tutto nell’acqua del mare più vicino, lo stesso mare che divide. E’ l’acqua che mi passa sulla pelle che la rende impermeabile a un certo tipo di persone. Tutto questo e molto di più.


Lettera scritta in una notte, seduto per forza, per una breve sosta,


Franz

2 pensieri su “Colloquim vitae

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