Secondo Me (primo tu!)

 Post prevalentemente organizzativo, un concentrato di date per il natale. Primo: cena sociale del Bradipo domenica sera, agriturismo in località misteriosa, intorno alle 21. Fate sapere alla Signora della vostra presenza (riservato ai soci). Secondo: venerdì sera mi giungono voci su una festa Beleza. Visionare la concorrenza è sempre consigliabile. Obbligatoria la presenza degli invidiosi.  Verificate voi qui.  Contorno: sabato sera, prima che mi dimentichi, il nostro Sportivo ed Elegante Ricky suona. Quale migliore occasione per deriderlo e rovinare tutte le sue amicizie! Trattasi di concerto gospel, in Santa Maria Del Carmine, ore 20.45, ingresso 15 €. Tassativo portare trombe da stadio. Dulcis in fundo: l’immagine è la locandina provvisioria del secondo episodio Starsfucker Attack.  Cambia la location ( spettacolare terrazza panoramica sul centro), cambia lievemente la formula, ma la sostanza rimane. Insomma qualche ritocco e si riparte.

fine del noioso post organizzativo.

STARSFUCKER XMAS PARTY VENERDì 23 DICEMBRE ORE 22.30- GLOBE, PIAZZA V GIORNATE 1 MILANONON E’ NATALE SE NON VIENI!

Scegliamo di comunicare o di apparire?

È forse una società autistica la nostra? È una domanda ricorrente nei miei pensieri in questi ultimi tempi a cui vorrei dare una risposta.

Naturalmente rispondere significa per me spiegare e descrivere, ma anche essere convinto che sia un problema che può interessare molti di noi, poiché non è ininfluente capire esattamente qual è la qualità dei rapporti umani nelle nostre società.

L’autismo è quel disturbo, frequente nella schizofrenia, caratterizzato dalla perdita di interesse per il mondo esterno, con una forte chiusura in sé stessi e, talvolta, anche con una produzione cospicua di fantasie, allucinazioni, deliri.

Quindi sembra contraddittorio attribuirlo ad una società, ad un gruppo, ad un insieme, ad una entità non individuale.

Ma in questo caso penso proprio che sia una definizione corretta e cercherò di spiegarmi meglio. Il comportamento autistico, uscendo dall’uso e dall’abuso culturale della psicologia e della psichiatria, può apparire come una risposta automatica di resistenza all’intromissione massiccia e soffocante dell’insieme sul e nel singolo.

Quando ci sentiamo oppressi nella nostra esistenza, invasi nella nostra intimità, occupati nello spazio e nel tempo, tutti (molti) diventano autistici.

Voglio anzi sostenere che questo atteggiamento di ribellione viscerale alla limitazione stressante della propria individualità è indispensabile per sostenere e garantire lo spazio autonomo di ognuno di noi.

Ma, nella sua accezione patologica, l’autismo è un ripiegamento implosivo, un ostentato e quasi masochistico rifiuto di stare con gli altri, o meglio, di riconoscere gli altri. In ogni caso l’autismo, quando non è imposto dalle allucinazioni e dai deliri di un mondo di relazioni drogate e autoritarie, può essere il tentativo di resistere e di rispondere, cercando in sé stessi la via di fuga alle soffocanti maglie del dominio.

Eccesso di comunicazione

Ma quando questa incomunicabilità esistenziale ed essenziale si estende ad un gruppo sociale, ad un’intera società, diventa un fenomeno molto, molto preoccupante.

La mia preoccupazione, si badi bene, non è quella dello psicologo asettico che descrive i fenomeni, ma quella piuttosto di chi sente addosso questa realtà di isolamento e di sofferenza. Una delle poche certezze che ho conservato nel tempo è quella della naturale socialità degli esseri umani, del bisogno vitale di stare insieme all’altro, non solo per la sopravvivenza ma soprattutto perché non è possibile alcuna libertà, nessuna autonomia, senza anche quella di chi ti è prossimo; anzi, oggi più che mai, abbiamo capito tutti che le condizioni di coloro che pure ci sono lontani (geograficamente e culturalmente) sono determinanti per definire le nostre. Allora la riflessione, quando si ha la percezione che la società nella quale si vive, e questa nel suo rapporto con altre più lontane, sia in una fase di acuta e drammatica implosione, diventa drammatica e significativa per ognuno di noi. Ma come, potreste obiettare, nella società fondata sulla comunicazione, dove tutto, ma proprio tutto, è soggetto alle regole della comunicazione, dove il trionfo di tutto ciò che è hi-tech è finalizzato a mettere in relazione comunicativa gli individui, dove la ricerca scientifica è un business mediatico prima che sostanziale, dove il terrorismo di stato o fondamentalista cura, in maniera ossessiva e perfezionista, all’estremo, proprio e soprattutto il comunicare, dove molti seguaci dell’alternativismo e dello scontro politico cercano ossessivamente l’apparenza e la visibilità che diventa poi il vero scopo e il vero obiettivo (in mancanza evidentemente di più sostanziali idee), dove abbiamo appena celebrato la potenza comunicativa delle varie religioni, dove ogni cosa, ogni respiro, ogni esistenza trovano il loro senso nell’essere comunicate e raccontate (pensate a chi ormai si esibisce in TV anche quando sta al cesso, in isole più o meno famose), dove tutto insomma è apparenza condivisa e sostenuta, in questa società noi potremmo descrivere l’autismo sociale? Penso proprio di sì, penso anzi che questo eccesso di comunicazione drogata, questo bisogno sfrenato di mettere a conoscenza di tutti ogni pensiero, ogni sentimento, ogni azione, ogni fremito individuale, dimostri drammaticamente che non esiste alcuna comunicazione vera, che la solitudine forzata, il ripiegamento su sé stessi, costituisce la realtà.

Signori, tutto ciò potrebbe anche essere un bene se fosse una libera scelta, consapevole, di ritirarsi e di resistere all’invasione barbarica della società di massa, ma solo pochi sono consapevoli di ciò che stiamo vivendo, troppo pochi sono in grado di sviluppare comportamenti alternativi, sani, semplici, immediati, liberi, autonomi.

 Confini inviolabili

Per la maggioranza di noi, esseri umani mai così piccini e limitati come oggi, apparire in questa orgia mediatica e comunicativa, diventa uno dei nuovi bisogni indotti, una delle ragioni di autostima e di autoconsiderazione. La comunicazione, così connaturata all’essere umano, è in questo mondo completamente saltata, non c’è più, non esiste.  Possiamo trovare tutto ciò che ho schematicamente descritto prima, ma la comunicazione vera non alberga più nelle relazioni umane.

Basta stare in macchina ad un semaforo, ascoltare i commenti in una fila davanti ad un ufficio qualsiasi, aspettare il proprio turno alla cassa di un supermercato, osservare degli adolescenti (ma non solo) quando si misurano con una play station o quando sono in un qualsiasi ritrovo, per capire che quello che sto sostenendo è più di un pensiero, ma è, piuttosto, una disarmante realtà.

Allora l’autismo non ci apparirà più come una patologia individuale, non ci preoccuperà più in quanto reazione personale esasperata tendente al ripiegamento estremo in sé stessi, ma si paleserà come una caratteristica fondante di questa società di massa.

La via d’uscita è innanzitutto una presa di coscienza individuale, un lavoro faticoso e continuo in noi stessi, un rifiuto di queste logiche dell’apparenza e della comunicazione totalizzante e forzata. Ma non basta!!

La potenza suadente della comunicazione mediatica e delle sue logiche è veramente forte, invasiva, ammagliante, subdola.

La cosa più difficile e anche più utile è quella di tracciare sistematicamente dei limiti del proprio essere nei confronti delle cose e degli altri, non rifiutare queste cose o questi esseri umani. Sono tutto ciò che garantisce anche a noi una esistenza degna di essere vissuta. Ma tracciare il limite oltre il quale non andare, segnare i confini inviolabili della propria dignità, libertà, autonomia, è indispensabile, oggi più che mai. È difficile, tremendamente difficile e faticoso.

Ma è l’unica cosa concreta, sistematica, quotidiana, che possiamo fare per garantire ai nostri sogni di essere ancora appetibili per i nostri figli. Comunicare è essenziale per la nostra vita, esprimere noi stessi, ciò che siamo veramente, è il senso forse più vero di un progetto di società che esploda ogni giorno in una nuova, libera, significante, comunità nella quale, ancora una volta, ricordiamolo, ciò che esalta l’individuo e lo rende degno di considerarsi tale, è il riconoscersi nell’altro senza vergognarsi di appartenere al genere umano.

Scusate lo sfogo…ma soprattutto….di avervi annoiato!!

Per un pugno di consumazioni

Sarebbe troppo facile annunciare il successo già dal titolo, e non è nemmeno buon uso farlo. Ma se si potesse provare, un titolo adeguato sarebbe: " Successo!", o qualcosa di simile. Prima ancora di addentrarmi nella narrazione do un paio di numeri di assaggio: 130 persone, 200 cocktail secondo il proprietario, 300 secondo una stima più attendibile, 12 partecipanti alla gara di tanga, di cui 2 uomini, 14 borse starsfucker rubate, 5 magliette. Numeri senza senso se non con delle debite precisazioni, qui sotto forma di pagella. Parto dall’esterno, con Il Proprietario, che mantiene il profilo basso, dicendo che si, è stata una festa carina, ma in verità si poteva fare di più. Serve per tutta la sera un rhum imbevibile, comprato direttamente in un phone center di boliviani dietro l’angolo. Grandioso l’occhio lucido che spiava la gara di tanga, con tanto di sorrisino. Voto: 6, sufficienza low profile. Pagella ottima per la Squadra Speciale dell’Ispettore Monazzo, trio sempre in voga, che assicura che nulla succeda nel corso della serata. L’Ispettore è già ubriaco alle 11, e vederlo uscire barcollando con il pc alle quattro e mezza non lede la sua immagine di uomo tutto d’un pezzo. Ai due scagnozzi il merito della perfetta gestione della security. Voto di squadra: 7. El Presidente è il papà del marchio starsfucker, e non è un esempio di padre. La sua precoce fattanza non gli preclude il buon esito della serata. Broccola e non conclude, in piena media stagionale, voto 7. Parentesi doverosa sulla tanga parade, che vede una vincitrice assoluta e diverse vincitrici morali. Tra le timide che scosciano poco e quelle che rimangono con il culo all’aria ci sono due chicche di cui pochi si sono accorti: un tanga con tanto di scritta Starsfucker, (laura, moralmente la vincitrice), esibito forse troppo timidamente, e un tanga a stringhetta, visto in precedenza solo in alcuni siti internet. Occhi puntati sulla giuria, composta dal Carletto, che non ha molta dimestichezza con i numeri, Ricky e il Teo. Per tutti e tre un voto con cartellino: 7. Al buon Guido, lo zio di Starsfucker, va il merito della creazione dell’accrocchio per il limbo, con voto alto per la fantasia:8. Elemento comune per entrambe le competizioni è Lo Sbirro, calato dalla liguria direttamente in porta romana per mostrare il culo e fare il limbo. Ai saluti di fine serata ci alitiamo in faccia una folata di rhum da spavento. Peccato che io abitassi a tre minuti e lui a duecento kilometri. davvero Talento tutt’altro che sprecato: voto 8 (lo Sbirro lo trovate qui). Non c’è gara per il parrucchiere misterioso che ha tagliato i capelli allo Ignorante, che per la serata si presenta pettinato da San Francesco. Che sia un messaggio, e che lui volesse, come il santo, parlare agli uccelli? Dubbi di omosessualità, voto macho: 7.  Gradita ospite anche FattiDiMinias, la prima amica del Bradipo, che ci mette un po’ a capire che si tratta di un meeting di alcoolisti. Grande per la presenza, 7,5. (fattidiminias la trovate qui). Voto basso per il breker de noi artri, Er Lopha, che viene attaccato sulla dance floor da un concorrente. Sentendosi in crisi invita la sua Vera fidanzata a inscenare la pantomima del telefonino rubato. Voto di coppia: 5,9. La Signora, sapendomi disattento, partecipa alla tanga parade, balla, si dimena, broccola e beve. Dovevo nascere in calabria: voto 7,5 per il delcoltèèèè. due punti anche per Giulia, che aiuta Ricky a non sentirsi solo, unica donna che ha il coraggio di parlargli. Divagazioni sul tema cuba per la Fede, senza L’Ambasciatore. Il voto totale alla serata, in una scala da 1 a 10,  seguendo il sistema di votazioni di Carletto è sicuramente: 23.  Unico piccolo neo, di cui nessuno si è accorto, è che trattandosi di un battesimo di rhum per le tavole nuove è stato un po’ brutto che le tavole non ci fossero. Peccato, con complimenti al Cinghiale.  Come numero zero è stata sicuramente una grande cosa… ma tutti gli sbrodolamenti li lasciamo a voce…. tanto prima di quanto voi possiate aspettarvi ci sarà il secondo episodio… in chiusura i complimenti meritatissimi al dj, davvero un capo dei piatti (sette cuba, dico s.e.t.t.e….)

Starsfucker Attack num. 1

cosa: Starsfucker Attack number 1. quando:diciannove novembre zero5. dove: Julep Pub, piazzale Libia 2, Milano. Dalle venti2 e trenta a quando reggete. Perchè: perchè ti rimane poco tempo… Come mi devo vestire: è un pigiama party, hawaiano, in costume d’epoca, post sessantottino. Ma per me che non ballo cosa rimane da fare?: per lui: bere a un prezzo davvero politico, appoggiarti al muro per guardare la folta fauna, ritirare il modulo di iscrizione a una scuola di ballo. Per lei: tanga competition (il miglior perizioma verrà premiato con un regalo…che non lo dico per non creare panico). StarLimbo, l’unica gara di limbo con veri campioni. Baloon party. Precauzioni: evitare di arrivare troppo presto, ma nemmeno con il ritardino che fa tanto figo. Evitare di abbandonare oggetti personali, fidanzate, o altro. Evitare di produrre commenti sconvenienti tipo: ma si poteva fare in un altro posto/modo/giorno: considera la tua presenza come una fortuna. Nessuno ti avrebbe invitato se non per amicizia. Effetti collaterali: senso di panico, dolori addominali, emicrania, smarrimento, eccessiva eccitazione e felicità a sprazzi.

Vassoiate di Ciupiti e Cuba come se piovesse sono marchi registrati, il cui utilizzo è concesso sotto autorizzazione. Per chi non lo avesse capito, è l’invito a una festa, fatto con largo anticipo per evitare i bidoni frettolosi e i pacchi per impegni improrogabili. Durante il corso della serata si svolgeranno attività non adatte a un pubblico di età superiore a 35 anni e inferiore a 18. La locandina ufficiale sarà presto su questi schermi. Stampandola e portandola con voi avrete in omaggio un vassoio di saluti e una borsa di ringraziamenti.

Cris ma cosa combini?!

Pensando al post precendente mi chiedo….come mai le cose migliori avvengono quando non ci sono! Che sfiga! Oggi ho preso un caffè col Presidente e devo dire che questa amara esperienza lo ha segnato non solo sul volto. Era mogio, triste, assente, sfiduciato, spento…mi ha perfino domandato: "Tornerò mai bello come prima?" e io da amico cosa volevate che rispondessi…"Cri ma certo, al massimo se così non fosse da oggi ti chiameremo lo Sfreggiato!(con due g)".  Comunque…passate bene le vacanze? Per alcuni di voi saranno nate storie d’amore già finite, per altri queste storie stanno ancora vivendo. Altri ancora sono partiti con la ragazza (o il ragazzo) e sono tornati soli (o sole); certi altri sono partiti in due e sono tornati in tre! Poco importa…si torna sempre…si ritorna in un posto in cui siamo stai bene…si ritorna con quella persona…si ritorna a lavorare…si ritorna a casa…torniamo sempre verso qualcosa e da qualcos’altro! Io personalmente sono tornato a Milano. Come viene vissuto il ritorno…come un qualcosa di invetibabile? Come una variabile obbligatoria e necessaria? Lo vivete in maniera positiva oppure in maniera frustrante e negativa? Sono curioso di sapere da dove o da chi ritornate e verso cosa stato ritornando. Alla fine…se ci pensate…è come fare un po’ il punto della situazione su noi stessi…e una volta tanto ci sta!

Buon ritorno e rientro a tutti! L’ignorante dei vostri sogni