Per mettere a posto l’ultimo libro di Calabresi ho cercato di fare spazio, in basso a destra, dove ingialliti ci sono gli altri suoi libri, per rispettare la regola non scritta che un libro entra in casa e un libro esce. Non é una delle regole più facili del convivere. Mi risulta più semplice quella di mettere in lavastoviglie le tazze del caffè che lascio in giro per casa, quando lavoro da casa o nel weekend. Oppure quella di piegarmi da solo le mutande, che poi finisce sempre che Susanna le piega da sé, e me le trovo nel cassetto, unico neo non in ordine di colore.
Per ogni libro che leggo, so già di dovermi liberare di un libro che ho letto, e non é facile. Non é facile liberarsi dei libri, ma poi alla fine mi restano le storie, quelle sono importanti, dicono. Così ho tolto un libro francese sulla meditazione, ho messo il nuovo libro, e poi inseguendo un rivolo di polvere ho spostato una vecchia foto che copriva dei libri e mi sono perso nel provare a ricordare le trame, partendo dai titoli. Le parole hanno un peso, penso, sfiorando uno scontrino del nove ottobre duemila undici, nascosto in un libro ormai ingiallito.
Poi prendo la moto. Ogni volta che ci salgo, ritrovo le ragioni per cui adoro la moto, come fossero appoggiate sul manubrio, ad aspettarmi entrare nel box, pieno di dubbi. I miei dubbi si alimentano con la noia, i miei dubbi mi sbilanciano, mi fanno perdere l’equilibrio. Restare addosso alle mie certezze, mi fa tornare in equilibrio. I miei dubbi sono la nebbia che appanna la bellezza del momento, sono il fumo che viene da un fuoco passato, sono una nuvola che solo io vedo nel futuro, sono la rovina del presente. Per questo ho cercato in un tuo abbraccio tutto l’amore di cui sei capace, mentre parliamo in camera da letto. Per riprendere equilibrio. Per questo ho preso i guanti, il casco e mi sono messo in viaggio, in un sabato di dicembre, con il freddo che entra sotto la giacca.
Preso dal freddo, ho puntato la libreria del corso, perché é un periodo in cui ci piace bere un Campari in un vecchio bar del centro, dove ricordo di aver ascoltato storie sul futurismo. Verso Natale, ogni anno, mi viene questo strano desiderio di Campari. Ogni anno, a ottobre, immagino il mio dicembre alcool free, e poi finisco a bere Campari.
Il proprietario della libreria lo abbiamo conosciuto a Rapallo. La sua libreria é una delle librerie più brutte di Milano, Rapallo é la città più brutta del Levante, lui é molto elegante, i suoi libri sono introvabili, la punta di Portofino vista da Rapallo é deliziosamente romantica. Insomma, la medaglia ha due facce.
Ho trascurato il mio cuore, ultimamente. Avrei dovuto capirlo prima.
Il mio cuore sta bene in quegli abbracci, abita quelle intimità rubate alle giornate di corsa, vive e si alimenta con quelle parole dette sdraiati nel letto.
Il mio cuore respira meglio su una moto, dentro un libro, di fianco a un bancone di un bar.
Il mio nuovo computer ha la tastiera inglese, non ci si riesce a scrivere.
Penso sempre che i due mali peggiori che possono succedermi sono che gli occhi e il cazzo non funzionino.
Lo credo davvero. Ma davanti al non poter scrivere mi paralizzo.
Sono un impresario che mette in scena uno spettacolo che ha bisogno di continui aggiustamenti, scrivo un diario, scrivo racconti, prendo appunti, scrivo note. Non credo di poter resistere, non credo di poter esistere, senza scrivere.
Insomma, mi adatto a regole vecchie e nuove che faccio fatica a fare mie.