Sei cose urgenti da scrivere

Per intenderci, il cavalcavia è quello di San Bartolomeo, la piccola strada provinciale che dal paese porta alla cappella di San Bartolomeo, appunto, passando sopra l’autostrada.

Sono le quattro e mezza, forse le cinque quasi, c’è ancora luce e i merli fanno quel rumore che suona come un ricordo di primavera, ma Umberto non li sente, quindi, per intenderci, non serve essere bucolici.

Armando è il nonno. Umberto è quello, a pochi metri da Armando, che con le mani sulle grate del cavalcavia, guarda le macchine passare veloci sotto. Ogni macchina nera è un urlo di sorpresa. O forse anche quelle blu. Da quando non riesce più ad andare a scuola, Umberto sta fino alle sei con Armando. La mattina fanno le commissioni, a piedi, insieme. Parlano poco, è quasi impossibile parlare con Umberto, ma si capiscono. Dopotutto è suo nonno.

Alle sei, tutti i giorni, sabato e domeniche comprese, Annalisa passa a prendere Umberto. Tutte le sere Annalisa ringrazia, mentre Umberto sale in macchina. Armando sorride. Tutte le sere. Ma questo non ci interessa.

Sono le quattro e mezza, forse quasi le cinque, dicevamo. Giovedì di febbraio, sembra primavera, ad ascoltare i merli e a sentire il sole sulla pelle. La cappella di San Bartolomeo è vuota, ma c’è un motorino parcheggiato davanti. Qualche ragazzo, o qualche vecchio che va a pescare rane nel canale.

Armando sente gli occhi chiudersi. Le mani cedere.

Le gambe mollano.

Si trova a gattoni, con le mani sull’asfalto e le ginocchia che sentono i sassi sulla pelle.

Umberto non si accorge di niente. Le macchine sono una grandissima distrazione.

Il fiato di Armando si fa corto, si ricorda, non sa perchè, di quando sua madre andava alla messa di San Bartolomeo e lui restava fuori dalla cappella e correva con gli amici sulla riga del campo a ovest, non c’era il cavalcavia, ancora, non c’era Rosa, e non avrebbe mai pensato di sposarla e poi avere Annalisa, e che Annalisa avesse poi conosciuto quel Marco, e che fosse arrivato Umberto. Era solo un bambino che correva con il fiatone.

Come adesso.

Armando non riesce a capire, ma sente le braccia cedere. Non riesce a dire niente.

Si ricorda solo di aver ancora sei cose urgenti da scrivere.

Si alza, a fatica.

Si avvicina ad Umberto.

  • Andiamo a casa, gli sussurra.

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