Se tu

Se tu mi amassi come amo io, mi ameresti male, diciamolo. Lo so da me, non ho bisogno che tu me lo dica. La settimana scorsa, in queste ore, arrivavo a Roma. Avevo bisogno di stare un po’ solo, e così sono andato sul sicuro. Roma è perfetta per sparire. O perlomeno, così mi sembrava. Non è stato facile, restare con me stesso. Non lo è da un pezzo. Sto bene con pochissime persone. Con me, dipende. Posso essere la cosa più bella del mondo, posso essere una tragedia in un atto singolo.

A Roma dormo in questo hotel, un portone piccolo, poco visibile, in centro, davanti alla sede di un giornale, vicino a un centro commerciale. Sono camere piccole, arredate come ti immagineresti un motel inglese. Un posto per amanti britannici, con un violento uso dell’azzurro, sulle tende, sulle coperte, sulle pareti. Il risultato è che sembra di immergersi. Alcune camere danno sulla strada, altre su un cortile interno. All’ultimo piano c’è un terrazzo, con una Jacuzzi e un bar con due improbabili baristi in livrea.

Una cosa che mi è passata, a Roma, la settimana scorsa, è il rimpianto dell’uomo che non sono mai stato. Ho smesso. Come la sinusite, è passato. Ha lasciato un po’ di sporco per terra, i rimpianti lasciano sempre qualche traccia. Ma è andato via.

Mi sono svegliato all’alba. Da solo, senza sveglia, per tutte e due le mattine. Uscivo presto, con gli stessi vestiti per tre giorni, camminando veloce, come se avessi urgenza di dover trovare qualcosa o incontrare qualcuno.

Ho usato il telefono il meno possibile. Amarmi non è un bel lavoro, soprattutto se non rispondo. Lo capisco.

Camminavo veloce fino a un posto, non ho avuto un piano preciso, volevo solo cercare delle cose.

La prima: il bello.

Il bello è soggettivo. A me piacciono palazzi, quadri, persone, particolari di persone come un culo o un sorriso, o anche una ruga da sorriso, o anche solo un pezzo, la fine della schiena, di culo. A Roma ho scoperto che mi piacciono le fontane. Cioè, a Roma hanno una questione molto seria con le fontane, siamo d’accordo. L’acqua che sgorga, il sole che illumina il marmo, lucido. Le fontane mi piacciono. Buono a sapersi a quarantacinque anni.

La seconda: il bene.

Questa vita che mi agita, di cui mi porto dietro tutta una serie di emozioni, come una lunga coda, che aspetta a chiudere la porta, adesso arrivano le mie emozioni. Questa vita qui, la mia, mi piace da matti.
Se mi chiedessi perchè mi agito tanto, perchè corro tanto, perchè, insomma. Beh, per il bene. Ho gli occhi chiusi, la mattina, appena sveglio, e la prima cosa che dico è una richiesta: Dio dammi il bene. E poi li apro, e vado a prenderlo. Come il pane, il bene ingrassa e va sempre condiviso. Per questo, amarmi è bello. Dai. Ammettiamolo.

La terza: il vero.

A Roma conosco una cinquantina di persone. Vengono da diverse storie della mia vita, tra di loro non si conoscono. Con qualcuno ci scriviamo una volta l’anno, con un paio ci sentiamo tutte le settimane. Mi viene da dire, rispetto a Milano, che a Roma non conosco nessuno.
Posso girare la città, a passo svelto, guardando per aria, cantando una canzone, e nessuno mi può dire nulla. Ho bevuto un caffè parlando da solo, davanti a Piazza di Spagna. E nessuno poteva dirmi niente. Nessuno che conosco, perlomeno.
Ho provato anche una felpa rosa, che mi piaceva, e mentre mi guardavo allo specchio facevo le smorfie. Secondo me una felpa rosa va indossata facendo lo spaccone.
Comunque.
Approfittando che nessuno mi conosce, nessuno a parte quei cinquanta che comunque stanno tutti in ufficio, ho meditato molto. Nel mio silenzio, sprofondavo dentro pensieri soffocanti, risorgevo sopra inaspettate felicità, respiravo dubbi e mangiavo certezze.

Sto imparando, tardivo, a dirmi la verità. A cercare la verità. Sport difficile.

Scrivici sopra, mi dico sempre. Scrivici sopra, mi dicono tutti. Ma io scrivo tantissimo. Sopra, sotto, di lato. Io scrivo tutto quello che posso.
Non è facile. Amarmi. E scriverci sopra.

Comunque vada, va pur detto che Roma resterà sempre Roma. E io un po’ mi innamoro ogni volta. Adesso è toccato alle fontane.

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