L’incrocio

solaRacconto breve in si minore. dedicato a quella strana sensazione che mi porta sempre più in viaggio. E dedicato a quelli che non vogliono tornare.


Immagina una musica triste, solo chitarra. Immaginala in quella camera tutta aperta su Milano. Pomeriggio di maggio, quando ancora il caldo non taglia la voce. Immagino la tua voce, ti sento ridere. Ti vedo mentre mi aspetti. Desiderio che brucia tutti i miei pensieri. Tutto intorno si ferma la città. Non è un racconto questo. E’ un canovaccio. Generoso, offre spunti per ricordare la piacevole sensazione di due anime che si incontrano. Domani non fa paura. Illuso. Viaggerò sempre e solo verso il mare. L’unico posto dove mi sento davvero a casa. Se ti dicessi che oggi non ho una casa? Ti spaventa? come quel pomeriggio, troppo nudi per essere davvero amici… L’incrocio tra le mie mani e la tua schiena lo ricordo come si ricorda un profumo. Mi arriva nei momenti più inaspettati. E adesso devo andare verso il mare da solo. Sono troppo pericoloso per portare con me chiunque. Due strade che senza motivo si incontrano. Aspettano l’estate. Si chiude la prima canzone. La chitarra lascia spazio al pianoforte. Scrivere per me è una necessità. Spiacente, se non ci hai mai creduto. Il mio migliore racconto? Quello che scrivo tutti i giorni vicino ai miei rimorsi. Con la faccia che mi ritrovo non posso mentire nemmeno a me stesso. Partirò, con amici che vengono verso il mare con le stesse ragioni. Pazzi. Può darsi che nasconda un tesoro. Ho vestiti che costano una fortuna, ho un orologio che vale più del tempo che segna. Ma l’unica cosa di valore che lascio per partire sono i miei libri. Porto con me un anello, una corona di spine. Dal 1997 non si sfila dal dito. Sotto c’è carne morta. Per ricordare quanto possa far male. E per ricordarmi sempre il valore della mia parola, della fiducia e dell’affetto. Infatti parto solo. Adesso non c’è più musica. vorrei che bastasse questo, per una volta. Credimi, metti insieme i tuoi ricordi. Ho viaggiato tanto, troppo poco per me. Non mi fermerò più, ma ti porterò con me, sotto quell’anello. Farò da solo quello che ho sempre fatto con qualcuno al mio fianco. Faccio confusione, ci vuole pazienza per starmi vicino. Raccimolo tutto quello che posso per dartelo. Sembra niente? mi spiace. Era Godot che non arrivava mai? Parto, con la voglia di lasciare tutto al mare, rimanendo a galla mentre guardo tutto il resto che affonda. Verso la fine di queste parole riprende una canzone dolce, la più dolce, che ricorda tanto quel libro che non hai mai voluto finire. Quel libro dove c’è un pittore che prova a dipingere il mare. E un ricercatore che cerca di capire dove finisce. Poesia. Il silenzio sorprende il finale di questo racconto mozzo. Senza protagonisti, perchè da solo non me la sento di fare il protagonista di un racconto scritto per due. Senza trama, perchè si scirve in due. Solo con quel profumo come la tua schiena, che mi porto in giro come un cane. O forse lui porta me.


scritto, ma non pensato, per chiudere tutte le parentesi personali su questo sito. Scritto per quel ricordo troppo forte, quella schiena. Se la incontrate e vi chiede se io l’abbia dimenticata, non ditele che non è così. Il mio lavoro mi da la grande opportunità di non pensare a niente altro, e di avere la più grande stanchezza del mondo come scusa per non fare altro che aspettare il mare. Nella cronaca di questo sito chiudo tutto in un cassetto piccolo, l’ultimo sul fondo, quello dove guardano solo i ladri. Io sto bene dove sono. Franz

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